Dalla pelle al cuore

[Wannabe-runner]

@Miro sono senza parole e dire che sono mediamente logorroica

[poco82]

Bus in ritardo?

[Miro 69]

Il Giro di Boa

Regina: Dunque rieccoti qua amico mio, alla fine trovi sempre la strada anno dopo anno, passo dopo passo. Tanti mesi e tanti chilometri sotto le tue scarpe son passati da quando decidesti di venirmi a trovare la prima volta. Avevi in quei giorni l’incoscienza e l’incertezza dell’ignoto. Sorridevi mentre i quadricipiti ti bruciavano, sorridevi perché ti facevi forza, sorridevi per incoraggiarti, perché in verità a te del tempo non importava affatto. Ora ti si legge in faccia la difficoltà e l’incertezza di questi ultimi giorni, pensieri e nuvole ed una luce troppo flebile hanno fatto vacillare i tuoi sorrisi.

Miro: Mia Signora, ogni volta mi presento al tuo cospetto, consapevole che nulla mi è dovuto, ma con la stessa voglia di ritrovarti, che tu voglia scaldarmi con una giornata di sole o bagnarmi con una sferzata di pioggia. Ho viaggiato con un fardello troppo pesante per arrivare fino a qua. Anno dopo anno, città dopo città. Inseguendo la tua ombra, cercando di carpirne i segreti, imparando dai miei errori. Con la barba un po’ più bianca, ma nell’anima nuovi colori. I miei muscoli cercheranno di non deluderti, la mia tenacia cercherà di resistere ai tuoi scherzi capricciosi. Mentre il tratto di penna mi scivola nero, di questi cieli azzurri, con sorrisi che sanno di fieno, con abbracci che sciolgono il gelo, una sola cosa vorrei farne: un’arcobaleno.

Regina: Caro amico, tu sai bene che non c’è nulla ch’io possa donare che tu già non abbia dentro di te. Tutti mi chiedono tempo, quanto tempo, in quanto tempo? Riuscirò ad abbattere quel muro? Ogni volta uomini e donne di ogni età calpestano le stesse tue strade tortuose, in attesa di un traguardo, un traguardo per mille ragioni, un traguardo per mille stagioni. Tu mi piaci perché non chiedi mai come o quanto.
I tuoi “perché” non avranno ragion d’essere. Ieri sotto a quel balcone ti dissi di ritrovare le Vie dei Colori. Mentre ti avvicinerai di nuovo a quel traguardo, il primo abbraccio ed un sorriso che ti aspetta, in mezzo ad ogni tempesta, ad ogni scrollata di testa, in mezzo al frastuono dei tuoi silenzi, al centro di qualcosa che non si crea.
La tua Giulietta è sempre lei.



Verona è una giornata di sole rubata all’autunno. Quella brezza alla quale non eravamo più abituati spazza via le nuvole e rimette a lucido i suoi monumenti, i suoi scorci, le viuzze e le strade del centro dove centinaia di persone e di turisti si accalcano in una sorta di Natale anticipato. Io e mia moglie, appoggiate le valigie fuggiamo dall’anacronistica proprietaria del B&B che aveva iniziato a raccontarci la storia dei suoi avi. Grazie signora (il B&B è situato a 500 mt dalla partenza a me basta e avanza). Troviamo un locale per mangiare un boccone e ci tuffiamo in strade già calpestate, ma dopo mesi segregati in negozio, sembra quasi di riemergere da un’apnea. All’imbrunire ci troviamo con Attenov (o il suo alter ego Vonetta che dir si voglia) diretti verso una Trattoria che io e mia moglie visitiamo spesso durante le nostre escursioni nella città Scaligera. Il Risotto all’Amarone è un must e proseguiamo piacevolmente la serata tra ciacole, portate e un bicchiere di rosso (che sempre fa buon sangue) caffè e ammazzacaffè. Dopo una passeggiata defaticante ci avviamo verso i nostri all’oggi al domani. Il ritrovo mattutino di RF è sempre uno spettacolo. Ritrovo vecchi amici e facce nuove, perfino Ilaria73
anche se non scrive più non manca di presentarsi per un saluto ed un’abbraccio, un frullato di emozioni prima del via. Dopo i vari saluti e dopo aver visitato i bagni chimici, io e Vonetta ci dirigiamo verso la nostra griglia e dopo l’inno Nazionale si parte. Decido di non lasciarmi trascinare dal fiume e di tenere il più possibile un passo regolare per ascoltarmi e decidere più avanti come procedere. I km passano veloci, il ritmo è regolare, spesso alzo la testa e mi guardo attorno, mi godo questi nuovi paesaggi costeggiando l’Adige ed arrivo bene alla mezza dove trovo mia moglie ad attendermi e alzo il pollice! Ho bevuto a tutti i ristori e diversamente dalle altre volte ho provato a reintegrare prima. Al 25esimo le prime avvisaglie al ginocchio sx (dopo anni si è risvegliato negli ultimi lunghi ma niente di che) faccio un pò di stretching e dopo un paio di km sembra sparire. Tengo duro e al 35esimo guardando oggi i parziali sono ancora in linea con quelli che più o meno dovrebbero essere i miei tempi, ma il ginocchio si ridesta e mi costringe ad alternare ogni tanto corsa e cammino. Nel frattempo il passo è calato sensibilmente ma oggi per la mia testolina non è previsto il ritiro, voglio chiudere quest’anno con la sesta medaglia, per tanti motivi. Gli ultimi due chilometri sono un calvario di porfido e strade semideserte, ho perso i palloncini delle 5h ma ormai ci siamo, comincio a costeggiare l’Arena e mi sfilo la bandana del decennale di RF, rivedo mia moglie e Vonetta che fanno il tifo per me,
quel tappeto rosso che si fa sempre più corto e arrivo come se avessi vinto, del resto un sorriso alla Regina nonostante tutto non lo si può negare.
Non siamo eroi che sfidano draghi, abbiamo tutti più o meno un motivo per stringere i denti, chi per il gesto atletico in se, chi per esorcizzare qualcosa o perché quella sofferenza non sia stata vana, non per appoggiarla sul cuscino della vanità, ma per offrirla a chi ne ha più bisogno, per qualcuno che ci guarda dall’alto o per chi ci vuole bene ed è contento che una nostra passione ci renda felici. Indipendentemente dalle prestazioni, dall’età o dalle ambizioni, su quei percorsi siamo tutti uguali, pronti a stringere mani sconosciute, incitando chi è in difficoltà, per poi magari ritrovarlo al traguardo e scambiarsi un saluto in una lingua straniera. La Maratona è anche questo, un viaggio con te stesso in mezzo a mille persone, sai dov’è l’arrivo ma non conosci la strada che ti porterà al traguardo. La mia gatta guarda dal balcone un cielo che promette neve, mi appoggio sul divano e riprendo in mano il libro che avevo lasciato prima di partire, l’ultimo John Connolly : “ Un tempo per soffrire “

Si dice che solo dopo i 30 chilometri i pensieri si sfasciano definitivamente, il pane torna acqua e farina, la farina campo, il campo polvere e pioggia, e forse l’uomo che da Maratona arrivò ansimante ad Atene, prima di morire raccontò solo un sogno"
Marco Lodoli

https://www.youtube.com/watch?v=ua5zD5iBrr8

[AleRedCR]

Ben fatto @Miro

[mototata]

Quando si va per le strade, correndo o camminando, ma sempre col cuore, vengon fuori cose così: Miro è la meraviglia del bambino, è la saggezza dell'anziano...Miro è tante cose che non riesco neanche ad esprimere, né tantomeno a sintetizzare.

[Mad_da_Genova]

Ti seguo dalla tua prima maratona, dai post con casalinga disperata; hai fatto un grande percorso in questi anni. Bravo Miro.

[fujiko]

Bravo e stop

[deuterio]

Che dire, se non "Bravo Miro!"?!?

[mb70]

Fortissimo Miro. Ti amMiro

[Attenov]

Ben felice di aver partecipato ad una piccola parte del tuo viaggio.
alla tua, ai tuoi progetti, alle prossime gare e alla tua deliziosa compagna di vita, emozionata quasi quanto te al tuo traguardo