[DIARIO] My endurance life - Vita di un Ultrarunner

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thp
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Re: [DIARIO] My endurance life - Vita di un Ultrarunner

Messaggio da thp »

Bravissimo Naz! E grazie per i tuoi racconti dettagliati e coinvolgenti =D>
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inthebubble
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Re: [DIARIO] My endurance life - Vita di un Ultrarunner

Messaggio da inthebubble »

Che dire, complimenti! :hail:
Sottoscrivo in attesa delle tue prossime avventure :thumleft:
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Ultra runner Naz 82
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Re: [DIARIO] My endurance life - Vita di un Ultrarunner

Messaggio da Ultra runner Naz 82 »

Grazie mille inthebubble, troppo gentile! :wink:
Comunque, cadi a fagiuolo...domani pubblico il racconto dell'Ultra T3C di fine maggio, stay tuned :beer:
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Re: [DIARIO] My endurance life - Vita di un Ultrarunner

Messaggio da Ultra runner Naz 82 »

Ooops chiedo venia, l'Ultra racconto del T3C 2018, lo pubblico domani...a prestissimo! :beer:
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Re: [DIARIO] My endurance life - Vita di un Ultrarunner

Messaggio da victor76 »

siamo un po' impazienti, Naza :bastone:
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Re: [DIARIO] My endurance life - Vita di un Ultrarunner

Messaggio da Ultra runner Naz 82 »

Ahahah Victor :thumleft:

Perdonate il leggero ritardo, ma ieri mentre scrivevo il racconto direttamente su RF, il computer mi si è spento...ed è andata a perdersi, buona parte della storia...
Lo sto finendo nuovamente e oggi sarà pronto! :wink:
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fujiko
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Re: [DIARIO] My endurance life - Vita di un Ultrarunner

Messaggio da fujiko »

:bastone:
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Re: [DIARIO] My endurance life - Vita di un Ultrarunner

Messaggio da Ultra runner Naz 82 »

ULTRA T3C 2018: LA FINE DELL’INCUBO E L’INIZIO DEL DEFINITIVO SALTO DI QUALITA’?

Parto con questo racconto, aprendo una parentesi.
Sono stupidamente, esageratamente cocciuto, fino all’autolesionismo, quando c’è qualcosa che veramente mi prende nel profondo. La passione per la corsa, l’ultra trail, l’ultra running è sicuramente una di queste cose.
A fine aprile 2017, ho un’avvisaglia. Fra l’Istria e la Penyagolosa, ho un piccolo infortunio fastidioso. Mi si è infiammata la zona pubica e dell’interno coscia sx. Non ci faccio particolarmente caso e dopo la gara in Spagna, il problema rientra. Resta in parte silente, poi dopo la durissima VUT di fine agosto, si ripresenta, in tutta la sua sintomatologia. Tengo duro, perché nel frattempo, idiota che non sono altro, ho già stilato un bel calendario di gare per la parte finale del 2017. Settembre si rivela fastidioso ma in parte fruttifero e riesco a fare un buon mese di allenamento. Mi trovo ad inizio ottobre, dove all’Euromarathon trail, riesco a chiudere finalmente fra i primi 10, complice anche qualche defezione eccellente, ma conscio del fatto che oltre ad aver fatto una discreta gara, ho stretto i denti, nonostante fossero soltanto 26 km e 1100m D+.
La forma è discreta, ma l’infiammazione allo psoas iliaco è ormai acuta e cronica. Nel mirino ho principalmente la Verona Marathon, che quest’anno fa anche campionato italiano di maratona.
Arrivo al Gevero, con diverse incognite e sfighe, ma riesco a fare comunque la mia gara. Peccato che una segnalazione di percorso sbagliata, nella nebbia, mi faccia perdere tutto quello che di buono avevo fatto nei 40 km precedenti, di cui 20 almeno, a metà servizio.
Arrivo a Verona in buona forma, ma con il contachilometri limitato. So già che a un determinato punto della gara, lo psoas inizierà a mordere e a farmi male. Ed infatti prima parte ok, poi dal trentesimo km inizia un calvario che dura per diversi km. Ciononostante, riesco a chiudere quella maratona 52 secondi dopo le 3h. Fare una Mara a 4’17” di media, con una gamba e mezza, non è poi così banale…La Cavalcata Carsica, primo amore targato trail running, oltre alla classica boutade fra chi fa un percorso e chi un altro, mi regala una gara in sofferenza, con una seconda parte in preda a i dolori e una chiusura in piena crisi esistenziale in 5h15’. A Barcellona, voglio sparare le ultime cartucce. Peccato che oltre all’infortunio, ormai cronico, mi venga a bussare alla porta anche l’influenza, che prendo in maniera lieve, ma che comunque mi debilita. In mezzo ad un inedito freddo cane catalano, riesco a malapena a fare poco più di 110 km in 12h. Mi fermo a metà gara, perché dolorante e febbricitante, non ne ho proprio più. Stringo i denti, perché a breve c’è l’occasione Ipertrail. Poi mi prometto di mollare per un po’. All’Ipertrail, tornano delle buone sensazioni, corro sempre davanti (ma d’altronde eravamo poche decine fra singoli e team) e devo fermarmi al 130° e sul podio virtuale, solo perché il gps è ormai senza traccia e un compagno di avventura sta male, devo dargli una mano. Ma l’Ipertrail più che una gara, è un’esperienza, che mi arricchisce e mi fa toccare delle corde introspettive quasi sconosciute. Invece di mollare, trovo stimoli nuovi. E riesco a mettere insieme un buon mese e mezzo di allenamenti.
Mi ritrovo a marzo, invitato alla gara locale che è il mio spauracchio, di cui non cito il nome (l’unica gara locale fra i trail corti, in cui non sono mai riuscito a fare fra i primi 10-15). Sfighe che imperversano e una giornata no, mi relegano attorno la trentesima piazza. Arriva il Bericus e sono in buona forma. Nei giorni prima ha piovuto, ma non penso ci possa essere troppo fango. Faccio un errore da pivello, ed invece di usare materiali idonei per il liquame berico, mi infilo ai piedi un paio di Mantra a fine corsa. I primi 30 km tengo bene, sui miei ritmi da 6h45’-50’ finale, ma al 30° cado dieci volte in pochi minuti, capisco che non è il caso di rischiare la pelle e rallento in modalità scarico. Chiudo in 7h37’ tanto per far parte della festa.
Stringo i denti ancora , c’è l’Istria a poche settimane. Escursione termica folle fra giorno e notte = crisi di stomaco. Ma nonostante tutto, infortunio compreso, non mollo e con un bel finale, porto a casa la terza 100 Miles di fila in 28h alto, che mi soddisfa parecchio, viste le difficoltà.
E’ ora di staccare un po’. Faccio appena 150 km di mantenimento in 4 settimane e finalmente inizio a sfiammarmi. Poi 2 settimane di buon allenamento con 80-90 km settimanali e tanto D+. Ed ecco che siamo già alla settimana della 3 Castelli.

I giorni passano veloci ed eccoci a fare i preparativi per andar su a Venzone, fra alcune delle montagne di casa, in uno dei borghi più belli d’Italia. Affardellato lo zaino e preparate le borse, partiamo. Arriviamo al B&B dove abbiamo la sistemazione. Parlo con la titolare e la figlia della gara, ci accordiamo per la colazione. Ma sotto c’è un gran baccano. Attaccata alla struttura, c’è un ristorante grill e pizzeria, che fa da sede di un motoraduno locale. Decidiamo di mangiar lì a cena e troviamo Inchi e Matteo (che saranno le scope della lunga l’indomani mattina), ci aggiungiamo a loro e fra racconti di gare, aneddoti e sogni, la pizza e la birra volano via.
Dormo pochino, sveglia 5.45 che fa male. Dopo i vari preparativi e la colazione, scendo per arrivare in centro paese e recuperare il pettorale. Zona pettorali rinnovata e nascondo il pacco gara nella loggia visto che non so dove metterlo…intanto metto su il pettorale e saluto un bel po’ di compagni di viaggio. Da Adriano ad Enrico Viola, da Ivan Zufferli a Cristiana Follador. Poi c’è Massimo, che dopo una lunga pausa per problemi cardiaci, ritorna alle gare. A lui va il mio in bocca al lupo speciale. Mentre siamo in fase finale di punzonatura, si paventa anche il favorito di giornata, Fulvio Dapit.

Amo questa gara, pur essendo la più tecnica e dura che abbiamo in regione (il nostro piccolo “Kima” autoctono), riesco ad intrepretarla abbastanza bene. Sono amico del creatore ed organizzatore della corsa e ormai sono affezionato all’evento…non si può mancare!

Lo speaker passa in microfono a Luca Brollo, per l’appunto l’organizzatore della gara, che oltre a farci un augurio di buona gara speciale, non dimentica la tragedia di 2 anni prima e chi purtroppo non c’è più fisicamente tra noi, il buon Mario…e dopo qualche minuto, partiamo! Dapit e Piller Hofer fin dal primo km pestano fortissimo sui saliscendi stradali. E vengono affiancati da Zarnik e Ivan Zufferli. Io resto un po’ dietro, con Massimo ed Enrico, mentre passiamo l’abitato di Rivoli Bianchi. Passiamo questi primi km ed inizia lo sterrato. Su il primo passaggio sul greto sul fiume, ci saluta Luca che vuole godersi i primi km della sua gara live. Dopo il bivio con le altre 2 gare (la 25k e la 15k), inizia il tratto in bosco, dietro di noi non rinviene Enrico, bensì un Guerri, particolarmente “agguerrito”. Finita la prima salita su un tratto di pratone dove Enrico ci è davanti, anche Massimo con un piccolo taglia curva mi supera, ma non ci faccio caso. Dopo la successiva discesa, si torna nuovamente a salire. Qui mi prende il gruppetto che ci tallonava, composto da 4 unità, fra cui Posocco, un tizio in cosciali grigio neri e maglia nera, Jack Barbacetto e un giovane austriaco con canotta verde. Mi metto dietro di loro ed inizia una nuova salita dura ed irregolare su pietraia, con tratti duri e tratti leggeri. Inframezzo corsa a camminata, poi il percorso volge a destra per ritornare sul sentiero panoramico tipico della gara, che sorvola Gemona. Sul tratto di saliscendi, mi prendono il “vecchio terribile” Ezio Poiana e Claudio Camerotto, resto con loro e poi sulla discesona per arrivare in centro paese li lascio dietro. Dopo il tratto nel bel centro cittadino gemonese con castello compreso e dopo il passaggio in galleria, ci immettiamo sul Troi dai 500. Sentiero non tecnico ma duro per le salite aspre e sempre irregolari. Si cammina al 70% e si corricchia al 30%. La giornata è piacevole e qualche goccia di pioggia era venuta giù prima della partenza, ma ora il meteo è praticamente perfetto…anche se fa già un bel caldino! Il Troi dai 500, sale in un fitto bosco, verdissimo. Il sentiero è piuttosto largo e un pò sassoso, alternando tratti da sentiero semplice a tratti con scalette in pietra. Sulla parte finale, eccoli riavvicinarsi, Ezio e Claudio. Davanti a noi vediamo un bel gruppetto… torniamo a correre appena inizia il lungo mangia&bevi in cresta. Una mamma e un bimbo, a bordo sentiero ci salutano e ci incitano, noi ringraziamo, proseguendo su questo sentiero che ogni tanto si inerpica e ogni tanto scende. Tratti roccia, tratti di fango, qualche guado. Rientriamo per qualche km nel fitto bosco, intanto parlottiamo a vicenda. Ezio e Claudio in particolare, farfugliano continuamente. Si corre abbastanza bene, perdo contatto con loro, quando faccio un pezzettino in più su una curva non segnalata ad hoc, lì vedo ancora a pochi passi da me…finalmente si apre il bosco, in fondo vedo la croce in legno, sono sul Zuc de Cros per l’appunto, che segna la fine del tratto in cresta e l’inizio di una tortuosa e ripidissima discesa, quasi sempre fangosa. Dopo un tratto corribile, inizia una selva di tronchi caduti, che assieme a una finissima palta e un sacco di foglie cadute e radici, sancisce l’inizio di una discesa da “bestemmia”…riesco a corricchiarla quasi tutta e uscito dal bosco, proseguo per il tratto stradale che picchia in discesa per un po’ e poi risale. Siamo a Montenars e di lì a poco raggiungeremo il primo ristoro della gara, adibito nel piazzale dell’agriturismo Tulin. Dopo un tratto di rientro in bosco, con ponticello da superare e punto foto (cioè due volontari impegnati a far foto in un punto strategico) , si ritorna su strada per prendere la salitina che porta al ristoro. Dietro di me c’è qualcuno. Vedo spuntare due persone. Intanto al ristoro saluto Ezio e Claudio che ripartono e arriva poco dopo di me, Francesco Forniz, oggi in grande spolvero e un ragazzo in maglia verde e cappellino bianco. Bevo diversi bicchieri di liquidi, addento della frutta e riparto: fa già un botto caldo!
Riparto, dopo un doveroso saluto ai volontari. Corro abbastanza bene i primi tornanti che portano dopo un km/un km e mezzo di carraia a un tratto d’asfalto in continuo saliscendi, che attraversa Borgo Plazzaris. Qui mi fermo per bagnarmi in una fontana e bere un sorso d’acqua fresca, nel frattempo, Francesco mi supera…non ci faccio caso e proseguo del mio passo. Arrivato sul pianoro di Roccolo, un volontario mi indica di scendere (me lo ricordavo dall’anno prima) per circa un km per poi riprendere il sentiero che ci porterà in cima al Monte Cuarnan. Fa sempre più caldo. Inizio la salita corricchiando ancora bene, appena s’inerpica, inizio ad andar sui con i miei curvi, spingo abbastanza bene, ma capisco che non sono ancora al 100%, due sole settimane di allenamento specifico non possono fare la differenza…intanto dietro di me, vedo muoversi qualcuno. Sul tratto boschivo (finalmente un po’ d’ombra!) che gira tutto a sinistra, si alternano tratti duri a tratti leggeri. Dietro di me, c’è il ragazzo in verde fluo che avevo visto al ristoro mentre ripartivo ed una mia vecchia conoscenza, Helmut Gartner. L’austriaco sempre vestito in biancazzurro che alle 100 Miles of Istria 2017 fece un bel pezzo di notte con me. Per poi chiudere con uno supersonico 23h… :shock:
Lo saluto e proseguiamo assieme. Dopo un pezzettino di corsa su pratone ed erba alta, tutto esposto al sole, si sale in cresta. Nel giro di un km saliamo diverse centinaia di metri di D+. Io ed Helmut ce la raccontiamo (devo rinverdire il mio appena sufficiente tedesco…) intanto Ezio, Claudio e molti altri, sono lì a poco da noi. Il primo tratto sembra finire presto, ma dopo un piccolo traverso esposto in cresta, pieno di volontari e soccorritori dell’SA con annesso cane, saliamo l’ultimo tratto che ci porta al piccolo campanile. Sembra non finire mai. Intanto al nostro gruppo, si aggregano, altri 2 austriaci e Cristiana Follador. Su questi metri di percorso, si è consumata la tragedia di 2 anni prima, un ricordo va a chi da qui non è più tornato…
Si inizia a scendere, su un sentiero abbastanza largo, ma accidentato. Passiamo il rifugio sulla destra, con viandanti che ci guardano straniti e divertiti, sostenendoci. Intanto un austriaco, Christof, mi supera saltando meglio di me tra i sassi. Ecco il ristoro, che non è più a Malga Cuarnan ma su un piano prima della discesa per la Malga. Arrivati sotto il gazebo del mi disseto con liquidi vari (acqua, Cola e tè) e mangio frutta a manetta. Arrivano gli altri austriaci, Cristiana e il ragazzo in verde fluo.
Riparto per primo e sulla carraia veloce che scende verso la Malga, mi cade un gel, lo vado a riprendere e vengo affiancato dal ragazzo verde fluo. Dopo la rampetta per la Malga, c’è un bivio molesto, dove un escursionista attento, fa da assistente improvvisato, indicando a tutti quelli della lunga di non girare subito a sinistra (percorso della 25k) ma di prendere il sentiero principale, che scende ancora un poco fino ai piedi del Chiampon. Gli dico che ha ragione e infatti di lì a poco si vedono le fettucce di gara. Mi vengono dietro sia il ragazzo che Cristiana e dopo aver passato la statua lignea di Cristo (che segna l’inizio di una vera Via Crucis…) si sale :asd2: !
Fa caldo, parto controllato, davanti a noi c’è un gruppetto folto e dietro di noi, 4-5 unità. Dopo alcuni tornanti su leggera pietraia, inizia il duro durissimo. Rinvengono su Helmut e il suo compare, che faccio passare. Io resto con Cristiana, intanto il ragazzo verde fluo perde contatto. Dopo il primo costone (dove mi sparo il gel al cioccolato che prima mi era caduto), il panorama si apre meravigliosamente. Si vede di tutto, da Gemona a dx a i paesi del centro Friuli sulla sx fino a Udine. Si scorge nitidamente il corso del Tagliamento. Bando alle ciance, cammino decentemente e si sale sempre più con difficoltà. Qui i bastoncini sono praticamente inutili. Si sale con le mani, ormai questo è un primo-secondo grado di arrampicata, lo urlo anche a il ragazzo che mi sta dietro. Dopo alcuni passaggi su roccia, tutti presidiati da volontari del Soccorso alpino e dell’organizzazione, ecco il pezzo attrezzato, su tratto più esposto, su una fessura di roccia volo letteralmente fino a calpestare il sentiero un po’ più largo. Si sale ancora, abbiamo superato i 1500 (il Chiampon ne ha 1709) ed inizia il tratto finale, sto per prendere alcuni atleti ed un paio di atleti mi stanno riprendendo. In mezzo sempre Cristiana. Il tratto duro, sta finendo, ora i bastoncini tornano ad essere utili, sul pratone finale, che porta allo strappetto finale, riprendo l’atleta con i cosciali grigio neri ormai ko. Da dietro rinvengono Christof ed una new entry. Mentre sono in cresta vado verso alla croce, ma i volontari mi dicono di tornare indietro, perché si scende verso sinistra ](*,) !

Si scende su pietraia supertecnica e ripida. Infidissima…perdo leggermente contatto con Christof e la new entry, ma cerco di corricchiare tutto o quasi per quanto possibile. Dopo il tratto ripido e pietrosissimo, inizia un tratto maledetto, con fanghetta, foglie marce e radici misto pietre. Qui se si cade ci si fa un male boia, pertanto ringrazio i bastoncini che mi danno una bella mano a restare in piedi…dopo un quarto d’ora di improperi, ecco finalmente una radura e…vedo un ristoro! Mi fermo, parlando in friulano con i friulanissimi gestori del ristoro. Vogliono farmi bere vino, ma chiedo una “bire fresche” :beer: che con qualcosa di addentato nel frattempo, diventa un ottima carica. Li ringrazio e torno a correre. Finalmente riesco a spingere un po’, su un bivio rischio di sbagliar strada (lì qualcuno ci ha lasciato tanti minuti di gara), vedo le fettucce a sx e faccio la curva correttamente. Sulla discesa boscosa, sempre piena di radici e foglie, ma più larga e facile, supero un ragazzo che corre con uno zainone, ovviamente si sta facendo un giro per i capperi suoi. Proseguo di buon passo e dopo un tratto pieno di piccoli tornanti e un guadino, mi fermo a far pipì. Riparto su un trattino in salita e poi sulla successiva discesa ecco una casera, piena di gente, che mi dice che devo andar più forte…ahah ma sono abbastanza cotto! Proseguo ed ecco più in basso un altro ristorino liquido in zona Ledis. Qui bevo un po’ di liquidi, mi bagno sotto una pompa d’acqua e riparto subito, riprendo Christof e Claudio, che mi dice che Ezio è fermo per problemi fisici. Ripartiamo assieme, dopo alcuni km, iniziano i sempre più presenti guadi, su uno mi decido a farci il bagno e Claudio va avanti. Il sentiero interseca parti in off road al limite del corribile e il fiume Venzonassa, che bisogna guadare continuamente. Un volontario ad un incrocio mi offre una birra e non posso rifiutare…la bevo velocemente e lo ringrazio…intanto dopo un tratto fangoso sopra gli scogli della Venzonassa, dove saluto un gruppo di ragazzi intenti a far picnic, ecco i guadi più difficili. Sul primo perdo diversi minuti, perché volendo salvaguardare i piedi, non voglio finire in acqua. Ma il torrente e troppo largo e la corrente troppo forte, mi ci butto fin sopra le ginocchia e via…qui inizia un tratto di 4-5 larghissimi guadi in inframezzati da 2-300 metri di corsetta. Questo continuo guadare nell’acqua fresca, mi rigenera le gambe, che sento più leggere. Infatti sul tratto in salita che porta al ricovero Navis, CP e ristoro della gara, corro alternando camminata veloce. Ed eccomi a Navis, scherzando, con debacle ed errori di gestione e di percorso di alcuni, ora sono 16°. Mi fermo a bere e mangiare qualcosina e ringraziando i preziosi volontari, riprendo a camminare e poi a correre. Fino a Malga Confin, sono 8-9 km. I primi 4-5 corribili su carraia semi asfaltata e i restanti sono un mini vertical con 550m D+ in soli 2 km :asd2: e poi l’ultimo tratto in cresta. Riparto con gambe ottime. Ed infatti corro quasi tutte le rampe dei km successivi. Riprendo prima del vertical (chiamato giustamente dall’organizzazione “Troi de le bestemmie 2”) sia il tipo che mi aveva passato in cresta e sia Christof. Sul tratto iniziale (dopo aver incamerato il terzo ed ultimo gel di giornata) io e Christof riusciamo anche a correre, ma dopo nemmeno un km ecco il salitone che sembra non finire mai. Christof e una decina di metri davanti a me e per tutta la salita facciamo elastico. La salita non molla quasi mai, tutta su 30%. In più fango e radici non mancano. In più il Tomtom sta per chiudersi anzitempo e proseguirò a breve senza la sua compagnia. Difatti dopo aver finalmente scollinato il tratto ripido, trovo un single track che porta a Malga Confin e il Tomtom si chiude. Christof ha preso un leggero vantaggio, ma non importa, ho buone gambe e so di riprenderlo. Dopo alcuni passaggi molto fangosi e bagnati (qui ha piovuto anche di mattina), ecco la Malga. Dopo una rampetta che costeggia lo steccato, mi saluta per nome un volontario. Siamo a 44-45 km di gara, ne mancano 8-9. Mi fermo pochissimo al ristoro. Chiedo se c’è birra ma niente, mi accontento di tè e acqua. Mangio un po’ di frutta e riparto. Davanti a me Claudio più lontano e Christof più vicino. Dopo un paio di km di mangia bevi, per arrivare alla Malga successiva, inizia la vera e propria discesa, che cerco di fare il più veloce possibile. All’inizio è molto veloce, poi tornano a far visita le pietre…sempre più sconnesse e grandi. Alcuni tratti che costeggiano la collinetta della Chiesa di Sant’Antonio Abate, sono stati scavati letteralmente dall’organizzazione. Dopo aver superato una coppia di escursionisti… sento delle voci (forse nella mia testa??) e pensando fosse qualcuno della gara aumento la velocità, supero altri escursionisti e pian piano vedo Venzone avvicinarsi, perché anche se sto andando piuttosto veloce, il sentiero non scende in picchiata per il momento. Inizia il ripido e Pam! Una bella puntata su un alluce mi fa urlare al cielo, un’unghia rotta era il minimo per oggi…proseguo la mia corsa facendo slalom fra le rocce, sempre insidiose. E Pam! :cry: Di nuovo, fuori anche l’altra unghia dell’altro alluce. Supero le scope e le retrovie della 25k, che mi incitano e non sanno bene quanto manchi all’arrivo…nel tratto pietroso e ripido che ogni tanto si inframezza a finti pianori, ecco Christof. Lo vedo affaticato, gli chiedo come sta e lui mi dice così così…un veloce e piccolo trattino in asfalto con una spettatrice indomita che prende i tempi di passaggio e a cui chiedo quanto manchi…e poi ancora pietre, sul tratto che costeggia alcune case private, faccio un bel capitombolo, ma fortunatamente cado bene e non mi faccio nulla. Chiedo a Christof se vuole chiudere assieme a me, ma non lo vedo molto convinto. Capisco il perché appena arrivati in paese, su strada perde subito contatto. Sul ponte sulla Venzonassa, decido di proseguire del mio passo e aumento un pochino, saluto un po’ di gente e dopo un rettilineo e un paio di curve…ecco l’arrivo! Lo speaker fa il mio nome e dandogli il 5, passo il nastro d’arrivo. 8h48’ e 14° assoluto per questi 53km abbondanti molto tecnici, con circa 3750m D+ (anche se sembrerebbero un po’ di più). Una buona gara, che mi soddisfa, considerando le sole 2 settimane serie di allenamento, la durezza del percorso e perché da Navis in poi ne avevo ancora tantissimo. Attendo Christof e mentre bevo un birrone con Marta al bar attaccato all’arrivo :beer: , arrivano altri 2-3 atleti, fra cui Enrico Viola, che mi era finito (a mia insaputa) dietro, sbagliando proprio su quella famigerata curva dopo il primo ristoro sotto il Chiampon in zona Stavoli Scric che lo aveva portato chissà dove. Terzo tempo breve post doccia, perché le incombenze pressano, pasta party ed altra birra. Le impressioni della gara le lascio in doccia e poi con Luca Brollo con cui mi saluto calorosamente…saluto un po’ tutti i compagni di viaggio che trovo e poi via, si riparte. Si, forse il T3C è il mio spartiacque sportivo della stagione…e dopo il tunnel si ritorna a vedere la luce, verso nuove avventure e nuovi orizzonti! :wink:
Ultima modifica di Ultra runner Naz 82 il 26 giu 2018, 11:15, modificato 1 volta in totale.
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Re: [DIARIO] My endurance life - Vita di un Ultrarunner

Messaggio da victor76 »

Grande, Naza!
A me sarebbero già bastati i 2 km con 550m D+ a sfiancarmi... figurati all'interno di una gara di 53 km!
Spero questo sia il tuo nuovo punto di partenza e che quest'anno ti toglierai tante soddisfazioni! :beer:
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Re: [DIARIO] My endurance life - Vita di un Ultrarunner

Messaggio da Ultra runner Naz 82 »

Ahahah beh erano belli duri, soprattutto perché arrivavano dopo oltre 40 km e 3200 D+ circa messi sulle gambe!
Ti ringrazio Victor, spero di tener sotto controllo i problemi fisici e raccogliere delle soddisfazioni, perchè da un anno a questa parte (ci ho messo parecchio anche del mio) ne ho raccolte davvero poche rispetto a quanto potessi fare...
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