[DIARIO] L'improbabile corridore.

Racconta le tue storie di passione e sudore

Moderatori: grantuking, HappyFra, Doriano, victor76

Avatar utente
JJruns Utente donatore Donatore
Guru
Messaggi: 3517
Iscritto il: 21 lug 2017, 9:43
Località: Verona

Re: [DIARIO] L'improbabile corridore.

Messaggio da JJruns »

Ieri 15 Novembre 2018

-3 giorni alla maratona.

ALLENAMENTO 47: 8 km a... boh

Non volevo nemmeno scrivere dell'uscita di ieri. Poi però mi sembrava di lasciare un lavoro incompleto. Ho scritto poco o tanto di ogni allenamento. Due righe se li merita anche la semi-schifezza di ieri. La definisco così perché mi è sembrata senza capo né coda.
E' stata una settimana pesantissima professionalmente parlando, una trasferta in Polonia con 4 aerei su 4 in ritardo, salti di coincidenze, riprotezioni ad catzum, totale 19 ore di viaggio su 30 per farne 4 di meeting. Ah... volavo Lufthansa, 'sti teteschi stan perdendo colpi. Vabbè... sorvoliamo.
Alla fine riesco a trovare un'ora e mezza ieri sera. A 20 minuti alle 18 arriva arriva incombenza improrogabile! Ecco! L'ora e mezza si è ridotta a 50 minuti. Arrivo a casa incazzoso che al confronto un cobra inietta Valpolicella. Mi cambio che neanche Clark Kent nella cabina telefonica e sono in strada. E mo? Che faccio? Vado lento, faccio qualche ripetutinainaina? Ri boh... Beh, intanto parto e poi si vedrà. Scelgo di fare il giro delle piscine e campi di atletica, solito percorso da 2 km ben illuminato e con marciapiede abbastanza comodi e sicuri. Dopo il primo giro lentino accelero, così senza obiettivo, solo un po' veloce. Bene, le gambe girano senza problemi. Allora decido per un paio di ripetute da 1000 con recupero facile sempre 1000 metri. E così chiudo il secondo e terzo giro. So di essere a 6 km e mi dico, vabbè dai, facciamo 8 che porta fortuna e corri un altro giro. Si, J, ma come? E che stracacchio ne so? Ideona!!!! Fartlek. Non l'hai mai fatto! Ok, J, proviamo. E quindi faccio altri due km tra accelerate e rallentamenti. L'ultima proprio quasi al massimo. Finisco con un po' di defaticamento. Bon.. me son sfogà. Adesso a casa.
Adesso si, posso dirlo: ho finito una tabella di preparazione, solo due allenamenti saltati! Son quasi un pochino fiero di me. :mrgreen: :mrgreen:

www.strava.com/activities/1966581230/em ... cd2eeaa6ed

Colonna sonora per l'allenamento 47:
Psycho Kids (1999)
Sgorgo
https://www.youtube.com/watch?v=tSDUZ-rg-Zo
Corri! :D
Avatar utente
belvale
Maratoneta
Messaggi: 300
Iscritto il: 13 dic 2016, 16:33
Località: Verona

Re: [DIARIO] L'improbabile corridore.

Messaggio da belvale »

Bravo, i classici allunghi prima della gara.

Vista la tabella d'allenamento direi che il più è fatto :D

Domani sai che non sarai solo!
Avatar utente
Hyoga78
Ultramaratoneta
Messaggi: 1200
Iscritto il: 30 apr 2015, 11:44
Località: Gargano

Re: [DIARIO] L'improbabile corridore.

Messaggio da Hyoga78 »

Goditela tutta sta maratona,te la sei meritata!
10K 38'57" 1^Xsmasrun Foggia(17/12/17)
21k 1h25'08" 44^Roma-Ostia(11/03/2018)
42,195mt 3h09'33" Allenamento(14/03/2020)
https://www.strava.com/athletes/9210697
Avatar utente
mb70
Top Runner
Messaggi: 9506
Iscritto il: 17 feb 2013, 20:59
Località: lucca

Re: [DIARIO] L'improbabile corridore.

Messaggio da mb70 »

Bravo per la preparazione!
9/2014 10K 50'51"
10/2014 Mezza di Arezzo 1h53'53''
10/2015 Munchen Marathon 4h46''
08/2018 ricostruzione lca
10/2019 5k 24'28"
Meglio correre il rischio di non farcela che rimpiangere di non aver avuto il coraggio
Avatar utente
C3pO
Ultramaratoneta
Messaggi: 1417
Iscritto il: 11 feb 2016, 18:47

Re: [DIARIO] L'improbabile corridore.

Messaggio da C3pO »

Daje J, di all'altra J che comunque vada hai fatto una preparazione che Clark Kent nella cabina telefonica se la scorda!
She's a maniac, maniac at the show,
And she's dancing like she's never danced before

“Your body can do it. It’s your mind you need to convince.”
Avatar utente
JJruns Utente donatore Donatore
Guru
Messaggi: 3517
Iscritto il: 21 lug 2017, 9:43
Località: Verona

Re: [DIARIO] L'improbabile corridore.

Messaggio da JJruns »

Grazie a tutti, mi date un supporto incredibile! :beer:
Corri! :D
Avatar utente
elisa udine
Guru
Messaggi: 2700
Iscritto il: 24 ago 2014, 22:26

Re: [DIARIO] L'improbabile corridore.

Messaggio da elisa udine »

bravissimo JJ. andrai alla grande :rambo:
21km: 1h36'33" 2020
42km: 3h24'02" Cividale 2019
6h: 70,3km Biella 2021
75km: 7h21'20" Ob Mrzli Reki 2019
100km: 9h18'51" Imola 2021
viewtopic.php?t=40338 :flower:
Avatar utente
JJruns Utente donatore Donatore
Guru
Messaggi: 3517
Iscritto il: 21 lug 2017, 9:43
Località: Verona

Re: [DIARIO] L'improbabile corridore.

Messaggio da JJruns »

18 Novembre 2018, Verona Marathon.

L’ala dell’Arena sembra quasi volermi cadere addosso. Mi giro, non c’è nessuno, guardo anche davanti a me, nessuno. Solo la strada curva e insidiosa lastricata di porfido. Quante volte durante gli allenamenti ho immaginato quell’ultimo tratto, lo conosco così bene, ho lavorato durante la stagione lirica in Arena per sette estati, come tanti altri studenti universitari, cercavo di far quadrare i conti guadagnando due soldini. Ogni volta che pensavo a me stesso durante quelle ultime centinaia di metri la fotografia era sempre quella. Sorridente, in attesa di veder finire la curvatura dell’anfiteatro per scorgere mia moglie e mio figlio in attesa di questo sgangherato corridore. E per chiamare il mio bambino e correre gli ultimi metri insieme. Un momento di gioia, insomma.
Ma non è così: non c’è gioia in questo momento. Ma un mix cattivo di delusione, stanchezza, dolore fisico. Mi sembra di non poter mettere ancora un’altra volta un piede davanti all’altro. Dico a me stesso mai più. Me lo dico un numero infinito di volte. “Per questo hai fatto tutti quegli allenamenti? Per sentire questo? Mai più. Non fa per te”. Mi spinge avanti solo la consapevolezza che le due persone più importanti della mia vita mi stanno aspettando. E cerco almeno di correre un pochino. Non voglio farle preoccupare oltre. Mi avevano già visto camminare 4 km prima percorrendo Vicolo Ostie, tratto in discesa proprio di fronte alla loro postazione in Corso Porta Borsari. Ma avevo già rinunciato da un pezzo a percorrere di corsa le discese. E alla fine di quel vicolo, incrociando il loro sguardo, avevo capito quanta preoccupazione il mio incedere e la mia espressione stavano creando loro. Allora, comincio a correre un po’, in termini di velocità credo non si sarebbe notata la differenza se anche avessi continuato a camminare. Ma almeno il movimento scimmiottava pallidamente quello di una persona che sta correndo. Resto concentrato solo su quello. Non me ne frega niente di tutto il resto: voglio solo porre fine a questo supplizio ed evitare uno spettacolo indecoroso ai miei cari.
Sento lo speaker farfugliare qualcosa in lontananza, non capisco assolutamente niente di quello che sta dicendo e non capisco nemmeno perché gli spettatori ai lati del tappeto rosso stiano applaudendo così forte, ci sono solo io, cosa c’è da applaudire? Sento urlare il mio nome, ma non è la voce di mia moglie. Una volta, poi un’altra voce, diversa, ancora il mio nome. Poi un’altra ancora. Anche lo speaker mi chiama per nome e dice qualcosa tipo: Ma guarda la maratona che emozioni che fa provare! Non capisco. Ma percepisco un movimento alla mia destra. Giro appena lo sguardo e….

Il giorno della maratona è arrivato. Sembrava così distante quando decisi di iscrivermi. Sembrava solo una fantasia estiva. Certo, si, mi dicevo, iscritto ti sei iscritto. Ma vedrai che poi dirotterai l’iscrizione su una più ragionevole mezza maratona. Non che sia facile questa gara. Lo so, l’ho già fatta due volte. Ma sono 21 km. Non 42. E invece, le settimane sono passate. Una dopo l’altra, scandite da allenamenti a volte pesanti, a volte divertenti. Una collana di sedici settimane di cui ho lasciato una traccia in questo diario frequentato da fin troppo indulgenti e generosi lettori.
E quando è arrivato, il giorno della maratona è iniziato bene. La notte precedente è trascorsa tranquilla, un buon numero di ore di sonno, buono compatibilmente con l’evento. Alle 5 del mattino mi trovo davanti alla caffettiera guardandola borbottare. Come sempre, colazione non abbondante, anzi, tutt’altro. Ma nessuna sorpresa. Mi conosco, non sarei riuscito a mangiare nulla per un po’. Ma sapevo altrettanto bene che poi i morsi della fame sarebbero arrivati. E mi ero preparato. Così come avevo preparato tutto il resto. Nel dettaglio, cercando di prevedere ogni possibile evenienza. Cerotti, manicotti, crema, maglia leggera o pesante da scegliere al momento, persino un secondo set di spille per il pettorale. E vorrei proprio vedere quanti vanno a pensare pure a quest’ultima cosa. Solo i folli. Lo so. Ad ogni modo avevo pensato a tutto. Tutto. La sera prima mi è sembrato di essere un giapponese. La stessa disposizione del materiale sul tavolo, anche solo una mezza manica non piegata nel giusto modo mi avrebbe creato fastidio. Non sono mai stato così meticoloso. O forse sarebbe meglio usare un’altra definizione: paranoico dovrebbe avvicinarsi di più
Il tempo non passa, fumo una sigaretta sul balcone. In effetti, fa freddo, da giorni era previsto questo brusco cambio climatico. Non è un problema, sono preparato.
Alla fine esco con notevole anticipo, non prima di aver dato un bacio sulla fronte a moglie e figlio che, come sempre nel week end, ha dormito nel lettone con mamma e papà. In obliquo ovviamente. Perché un gomito deve essere piantato sul fianco della mamma e un tallone nel quadricipite del papà. Sennò, che gusto c’è a dormire dritti nel lettone?
Faccio un lungo giro in macchina per le vie semi deserte del centro. Corso Porta Nuova, corso Castelvecchio, corso Cavour, Ponte della Vittoria… Visti miliardi di volte, ma non con gli occhi di questa mattina. Tra un po’ passerò di li correndo, insieme a migliaia di altri pazzi.
Alla fine mi decido a parcheggiare, stesso posto dove parcheggiai l’anno scorso prima della mia prima gara, i 10 km descritti all’inizio del diario.
Sono ancora in anticipo, mi cambio alla Gran Guardia. Chiudo bene tutto nel sacco e vado a consegnarlo. Mi sento tranquillissimo e anche un controllo fisico veloce dà esito più che positivo. Poi mi sposto verso il bar ristorante Corsini, luogo dell’appuntamento con gli altri forumer di RF. E così conosco di persona tantissime belle persone, prima erano solo un nick name, ora hanno un volto. E so che mi ricorderò di loro per molto tempo anche se l’incontro è stato breve per forza di cose. Sarei rimasto lì fino a due minuti prima della partenza, ma mi rendo conto che non si può e che ognuno ha giustamente bisogno di concentrarsi e di riscaldarsi un po’. Mi stacco dal gruppo, anch’io necessito di rimanere un po’ da solo e di scaldarmi. In realtà, non c’è nemmeno freddo, un sole splendido inonda una piazza Brà dai mille colori sgargianti dei runner. Chi corre piano, chi corre veloce, chi cerca di buttar giù un arcovolo spingendolo durante lo stretching. In un attimo arriva il momento di entrare nelle griglie. Con un po’ di vergogna mi infilo in quella azzurra. Una troppo generosa ragazza dell’organizzazione mi ha messo lì basandosi sul tempo che ho registrato alla mezza di Ferrara qualche settimana prima. Ma mi metto in fondo, sono perfettamente conscio di non valere quel tempo. Inno di Mameli, eccitazione al massimo ed è già ora di muovere le gambe. Nel minuto che mi separa tra il momento dello start e il passaggio sotto la linea di partenza mi ripeto decine di volte di partire piano e di rimanere su sensazioni di corsa semplice, facile, senza sforzo. E ci riuscirò, il timore di perdere troppe energie all’inizio è grande. Forse troppo grande. Ma ancora non lo so e non è il momento di mettere in dubbio una strategia ormai decisa da tempo.
I chilometri passano veloci, la media è un filo più bassa del previsto, ma sento di correre senza grossa fatica, di essere ben sotto la soglia di guardia. Non spingo, non freno, raggiungo quel ritmo in cui si ha la sensazione di poter continuare per tantissimo tempo. Tutto il tempo che richiede la Regina. Resto concentrato su tutti i segnali del corpo. Ma tutto tace, non c’è nulla che non vada bene. Sembra quasi fin troppo facile. Troppo. Raggiungiamo Parona al decimo km, la media è di 5:29/km, 6 secondi in meno rispetto al ritmo gara prestabilito. Torniamo verso Verona, ancora tutto regolare, al quindicesimo la media è scesa di 1 secondo, ma non mi preoccupo per niente, non sto facendo alcuna fatica e sono molto onesto con me stesso quando me lo dico.
Ma altrettanto onestamente qualche km dopo, non saprei dire con precisione, avverto una sensazione strana all’anca sinistra. Subito non ci faccio caso, anzi no, ci faccio caso. Ma mi dico: è tutto ok, non puoi pensare di fare una maratona senza almeno qualche piccolo disturbo. E continuo. Al ventesimo km la media è ancora lì, appena sotto i 5:30/km. Con tutti i segnali d’allarme spenti. Taciturni. Tranne uno. Là in fondo, in lontananza. Continua ad emettere il suo impulso. Instancabile. Flebile all’inizio. Ma via via sempre più deciso. L’anca sinistra. E purtroppo comincio a preoccuparmi. I pensieri volano al periodo ad inizio anno, quando quella stessa anca mi ha tenuto fermo per tanti giorni. Ma poi il problema era sparito. Per tornare oggi, dopo tanto tempo, oggi. Una pioggia torrenziale di pensieri negativi mi sommerge. E’ un tipo di dolore che ho provato, che ricordo bene, ricordo come ad inizio anno mi era semplicemente impossibile correre. Provo ancora ad ignorare il segnale d’allarme, è solo un momento, mi dico, non può essere che capiti proprio oggi. Ma già il ventiquattresimo km segna un rallentamento, lo percorro in 5:50 senza nemmeno essermi accorto di aver calato il ritmo. Un piccolo sentimento di disperazione comincia ad emergere e mi spinge a chiudere il venticinquesimo km ritornando al passo di prima.
Cerco di aggrapparmi a tutto, sei ben oltre metà gara, mi dico, i 17 km che rimangono li hai fatti tante volte, stai tranquillo, dai, c’è il quinto ristoro là in fondo, ora bevi un po’, rallenti un po’ e passa tutto. No, non passa tutto, anzi. Non passa un bel niente. Dal venticinquesimo al trentesimo km il dolore aumenta, sento che inizio a correre male, caricando di molta più responsabilità la gamba destra. Che poveretta, il suo lei lo stava già facendo. Al trentesimo la media si è alzata a 5:33. Quattro secondi di media complessiva sui 30 persi negli 5 km sono tanti. Lo so che sono tanti. E saperlo contribuisce ad aumentare il vortice negativo. Vedo il sesto ristoro là in fondo, poco prima dell’ultimo rendez-vous verso Parona. Ancora una volta mi dico, mentendomi spudoratamente, che al ristoro berrò, camminerò qualche metro e poi passerà. E al ristoro bevo. Ma poi non cammino qualche metro.
Cammino per almeno 100 metri, forse di più. Il vortice negativo è diventato un uragano tropicale. Che provo a vincere rimettendomi a correre. Ma appena eseguo il primo appoggio sulla gamba sinistra una scossa, come un fulmine da quel maledetto uragano, non lascia dubbi interpretativi. La mia gara è finita. Finita. Tre mesi e mezzo di allenamento e ora è finita. Nel peggiore dei modi. Avrei preferito mille volte sbattere contro quel ca**o di muro. Non così. Senza un’apparente spiegazione. Continuo a camminare ancora per qualche decina di metri.
Per la prima volta mi dico: mai più! Sarà la prima volta di un’interminabile serie. E sempre per la prima volta mi scopro a cercare di ricordare a quali km ci sono i punti previsti per chi si vuole ritirare. Mancano oltre 10 km all’arrivo. L’orologio vibra per la trentaduesima volta, impietosamente mi dice che l’ultimo km l’ho coperto in 8 minuti e 56 secondi. In maniera totalmente incontrollabile le mie corde vocali si azionano dopo quasi 3 ore di silenzio ed emettono urla di rabbia così forti che fanno spaventare una bambina in bici con il papà sul lungadige. Trovo un briciolo di dignità per chiedere scusa, ma dovrò ringraziare quello sfogo negativo, quella bambina mi ha fatto ricordare il mio di bambino. Ed è stata la mia fortuna. Il punto su cui far leva. C’è tuo figlio che ti aspetta là in fondo, stramaledettissimo deficiente, quel tuo bambino a cui, da tre mesi a questa parte, per più di qualche volta hai detto no, scusa, non posso giocare tanto con te, devo allenarmi. Lui, che ti ha detto tante volte, ma papà, ma perché vai a correre così tanto? Riparto, il dolore non si fa minimamente influenzare da questa nuova motivazione. E’ sempre li. Costante. Ad impulsi. Non mi lascia mai. Ma un po’ alla volta potrai pur sopportarlo, no? Fai 500 metri poi cammini. E piano piano vedrai che i km passano.
E infatti i km passano. Finisco l’infinito Lungadige Attiraglio, i campanili delle chiese di Verona si vedono bene adesso. Anche Torre dei Lamberti. So che l’avvicinarsi in linea d’aria a quei monumenti è un’illusione. Dovrò solo lambirli e poi andare oltre. Ma la loro vista mi conforta un po’. E riesco a correre un pochino. Poi di nuovo un po’ al passo. Via Carlo Ederle, poi Lungadige San Giorgio, il punto che più mi piace della mia città, un misto di arte, natura, storia ed eleganza architettonica.
Ma non riesco a distrarmi per molto tempo. Maledetta anca, ogni passo fa male. Ponte Pietra, in salita proseguo con il mio incedere. Ma appena passo la metà del ponte scopro che la discesa ora per me è impossibile da correre. Torno al passo, per la prima volta ricevo qualche incitamento, ma da chilometri ho lo sguardo fisso a terra come il morale e non mi rendo nemmeno conto da chi provenisse. Non saprò mai chi tu sia, incitatore misterioso, ma grazie.
Arrivo all’inizio di Via Emilei, so che è lunghissima, in queste condizioni sarà interminabile. Ricordo che in fondo c’è vicolo Ostie, poi in Corso Porta Borsari troverò mia moglie e il mio piccolo. Mi aggrappo anche a questo. E alla fine ci arrivo. Solo che loro si messi un po’ prima e mi vedono sulla discesa di Vicolo Ostie scendere vistosamente claudicante. Non ho il coraggio di andar loro troppo vicino. Li saluto con un cenno della mano e continuo. Ora non puoi più fermarti, mi dico nuovamente, ora li hai fatti preoccupare da morire, brutto idiota presuntuoso che non sei altro. Muovi quel culo e cerca di risparmiar loro almeno qualche minuto di ansia arrivando il prima possibile in Piazza Brà.
E corro ancora un po’, mi sembra forse anche un pochino più veloce degli ultimi penosi km. Piazza delle Erbe, una signora mi incita chiamandomi per nome. Quanto sarebbe stato importante un po’ più di pubblico, è bastato quel singolo incitamento di quella gentilissima signora per darmi carica sufficiente per arrivare fino a Porta Vescovo. Invece, devo ammetterlo, sotto questo aspetto, se tornassi indietro, forse sceglierei un esordio in maratona in un’altra città, forse all’estero. Ma Verona è Verona. Qui doveva essere e qui è stato.
Via XX Settembre, come scrivevo nella prima puntata di questo diario, sono i luoghi della mia infanzia. E’ lunga via XX Settembre, è lunghissima. Ma un passettino alla volta finisce. Dai, Gianni, dai… siamo arrivati, dai. Ponte Navi lo cammino. Non so quanto posso resistere ancora, non ne ho proprio idea e allora voglio risparmiare le ultime capacità per poter correre gli ultimi duecento metri. Ma mica per una effimera ricerca di gloria o chissà cos’altro. No, voglio solo che mio figlio non mi veda camminare, magari zoppicando, quando tutti gli altri attorno a me stanno correndo. Ecco, questa immagine mi fa praticamente camminare tutta via San Fermo allo scopo di risparmiare energie.
Alla fine della via gli spazi si allargano, ci sono le transenne ai lati, ora c’è un po’ di pubblico, più di qualcuno mi incita ancora. E allora ricomincio a correre, ecco, ecco, c’è l’Arena, dai Gianni, dai, ci fai mezzo giro intorno ed è finita. Non lo farai mai più, mai più, mai più! Ma questa non la finisci camminando. Guardo indietro, non c’è nessuno, pure davanti a me, nessuno. Piazzetta Mura Gallieno e via Dietro Anfiteatro mi sembrano in quel momento i luoghi più spettrali e deserti dell’intero universo. Finisce la curva dietro l’Arena, scorgo là in fondo il traguardo e…

…sento lo speaker farfugliare qualcosa in lontananza, non capisco assolutamente niente di quello che sta dicendo e non capisco nemmeno perché gli spettatori ai lati del tappeto rosso stiano applaudendo così forte, ci sono solo io, cosa c’è da applaudire? Sento urlare il mio nome, ma non è la voce di mia moglie. Una volta, poi un’altra voce, diversa, ancora il mio nome. Poi un’altra ancora. Anche lo speaker mi chiama per nome e dice qualcosa tipo: Ma guarda la maratona che emozioni che fa provare! Non capisco. Ma percepisco un movimento alla mia destra. Giro appena lo sguardo e il mio dolce, bellissimo, stupendo figlio corre lì di fianco a me. Lo guardo negli occhi per un secondo, non di più. Perché poi comincio a sentire le lacrime scorrere e non voglio che fraintenda, che possa pensare che stia male quando invece sto solo provando un’emozione così forte che non riesco a trattenere. Passiamo insieme sotto il traguardo. Gli dico “Grazie, amore”, lui mi risponde “Vabbè, papà, ma andavi pianissimo”. Scoppio a ridere e non mi resta che rispondere “Si, hai proprio ragione, hai davvero un papà lumaca”.
Corri! :D
Avatar utente
gambacorta Utente donatore Donatore
Moderatore
Messaggi: 9454
Iscritto il: 15 dic 2011, 10:07
Località: Mestre

Re: [DIARIO] L'improbabile corridore.

Messaggio da gambacorta »

=D> la prima maratona non la scorderai mai, si si!!

mi raccomando non ti recriminare niente, domenica è andata così e basta ... e complimenti!! :beer:
…”quando l’uomo ha mete da raggiungere non può invecchiare” … cit. EF
fai correre anche tu il :pig: scopri->qui<-come!
Avatar utente
Gilles27
Maratoneta
Messaggi: 283
Iscritto il: 17 ott 2017, 23:04

Re: [DIARIO] L'improbabile corridore.

Messaggio da Gilles27 »

Caro JJruns,
davvero un bel racconto, anche stilisticamente ineccepibile :-)
Provo a immaginare la tua delusione, specie il tuo “mai più”, è successo anche a me in una semplice mezza, figurati.
Però da fuori questo “mai più” sembra inaccettabile, alla fine non hai sbagliato nulla, hai fatto un’ottima preparazione e poi hai avvertito un forte dolore all’anca: e sei comunque stato in grado di finirla! I miei complimenti davvero.
Il tuo racconto mi arricchisce e conforta, ti dirò di più. E ti ringrazio: saprò che nelle difficoltà si può sempre trovare un pungolo, un appiglio per avere la forza di continuare nonostante un infortunio: caspita!
Ti vorrei seguire su Strava, io vorrei esordire nella maratona della mia città,Roma. Magari ripercorro la tua tabella.
Buone corse
Rispondi

Torna a “Storie di Corsa”