Cinema!
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Re: Cinema!
dopo aver letto il libro ho deciso di vedere il film: American Assassin con Dylan O'Brien e Michael Keaton
niente di speciale
come la serie di Bourne
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- tomaszrunning
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Re: Cinema!
Stasera due commedie:
Duri si diventa con Will Ferell e Kevin Hart, divertente...
Bad Mums 2 con Mila Kunis, Kristen Bell, Christine Baranski, Susan Sarandon. Un film terribile, volgare e stupido
Duri si diventa con Will Ferell e Kevin Hart, divertente...
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Re: Cinema!
Con sei anni e sei mesi di ritardo ho visto un disaster movie 2012
Re: Cinema!
Anche io, mentre sonnecchiavo sul divano...
Alla terza fuga in auto/camper/aereo da città/parco naturale/aeroporto distrutto da terremoto/eruzione/nube piroclastica ho sperato che morissero tutti e mi sono addormentata!
Ho giusto intravisto l'interessante stereotipo che Hollywood divulga sugli italiani:
Alla terza fuga in auto/camper/aereo da città/parco naturale/aeroporto distrutto da terremoto/eruzione/nube piroclastica ho sperato che morissero tutti e mi sono addormentata!
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La cipolla è un'altra cosa...
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Re: Cinema!
Per me "Non aprite quella Porca"
21,097 Km -1h56'07"-Garda Trentino HM 2013
29 Km -2h57'18"- Corsa del Principe 2017
42,195 Km - 4h29'36"- XXI Maratona di Ravenna 2019
Ho letto di cose già vissute e pensato di cose già scritte.
Miro
29 Km -2h57'18"- Corsa del Principe 2017
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Re: Cinema!
già, incredibile...
comunque un filmaccio
Re: Cinema!
Mi sono accorta che non ho linkato la scena:
https://youtu.be/3z0wamlDBa8
Sono stata distratta dal triplice fischio della lavatrice...
Comunque assolutamente un filmaccio!
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Re: Cinema!
stasera con mia figlia Città di carta
Tratto da un romanzo di John Green, concepito tra le altre cose per annientare lo stereotipo della cosiddetta manic pixie dream girl, Città di carta è vittima di un equivoco: quello di assomigliare troppo al suo protagonista nell'incapacità di maturare e di scegliere il proprio ruolo. Forse angosciato dall'idea di dover ripetere il successo clamoroso di Colpa delle stelle - tratto anch'esso da un romanzo di Green e interpretato dal medesimo attore, Nat Wolff - dimostra ben presto di non avere il controllo della materia né di sapere dove meglio indirizzarla.
La sottotrama principale, ossia il mistero legato al personaggio di Margo e allo sviluppo della relazione tra lei e Quentin, non riesce ad amalgamarsi con l'altro film annidato nel segmento centrale di Città di carta, differente per tenore, scrittura e caratterizzazioni: il teen road movie sugli amici alla ricerca di Margo.
Gli specchietti per le allodole indie non mancano - Walt Whitman, Woody Guthrie, i Wilco, la colonna sonora impeccabile con Bon Iver, Vampire Weekend e War On Drugs - e sono disseminati lungo il film al pari degli indizi lasciati da Margo, finendo per risultare bluff vuoti, o "di carta", per riprendere la metafora con cui Margo spiega a Quentin l'ipocrisia del mondo circostante (lei compresa).
Funziona paradossalmente meglio il filone secondario, benché scrittura e personaggi manchino dello spessore necessario per resistere all'incedere del tempo, anche per la scelta quasi deliberata di annientare il potenziale di quello primario. Affidare Margo a Cara Delevingne calamita tutte le attenzioni sulla modella e convince in fatto di coolness: ma la recitazione da principiante improvvisata e la scarsa chimica con il protagonista l'allontanano sempre più dal ruolo iconico che dovrebbe sostenere e in buona sostanza dal film stesso. Tanto da non suscitare nell'epilogo alcun desiderio, protagonista a parte, di rivedere e riascoltare il personaggio Margo. Il climax del film, particolarmente carente in termini di scrittura, coincide con la scelta più azzardata, quella di cambiare radicalmente il finale rispetto al testo di Green. Fatto che produce effetti indesiderati, lasciando l'amaro in bocca su un esito insoddisfacente se interpretato sia come lieto fine che come agrodolce ritorno alla realtà. Meglio della Delevingne il partner Nat Wolff, benché a un passo dal typecasting, e soprattutto la colonna sonora, unico elemento non "di carta" di una occasione macroscopicamente mancata
Tratto da un romanzo di John Green, concepito tra le altre cose per annientare lo stereotipo della cosiddetta manic pixie dream girl, Città di carta è vittima di un equivoco: quello di assomigliare troppo al suo protagonista nell'incapacità di maturare e di scegliere il proprio ruolo. Forse angosciato dall'idea di dover ripetere il successo clamoroso di Colpa delle stelle - tratto anch'esso da un romanzo di Green e interpretato dal medesimo attore, Nat Wolff - dimostra ben presto di non avere il controllo della materia né di sapere dove meglio indirizzarla.
La sottotrama principale, ossia il mistero legato al personaggio di Margo e allo sviluppo della relazione tra lei e Quentin, non riesce ad amalgamarsi con l'altro film annidato nel segmento centrale di Città di carta, differente per tenore, scrittura e caratterizzazioni: il teen road movie sugli amici alla ricerca di Margo.
Gli specchietti per le allodole indie non mancano - Walt Whitman, Woody Guthrie, i Wilco, la colonna sonora impeccabile con Bon Iver, Vampire Weekend e War On Drugs - e sono disseminati lungo il film al pari degli indizi lasciati da Margo, finendo per risultare bluff vuoti, o "di carta", per riprendere la metafora con cui Margo spiega a Quentin l'ipocrisia del mondo circostante (lei compresa).
Funziona paradossalmente meglio il filone secondario, benché scrittura e personaggi manchino dello spessore necessario per resistere all'incedere del tempo, anche per la scelta quasi deliberata di annientare il potenziale di quello primario. Affidare Margo a Cara Delevingne calamita tutte le attenzioni sulla modella e convince in fatto di coolness: ma la recitazione da principiante improvvisata e la scarsa chimica con il protagonista l'allontanano sempre più dal ruolo iconico che dovrebbe sostenere e in buona sostanza dal film stesso. Tanto da non suscitare nell'epilogo alcun desiderio, protagonista a parte, di rivedere e riascoltare il personaggio Margo. Il climax del film, particolarmente carente in termini di scrittura, coincide con la scelta più azzardata, quella di cambiare radicalmente il finale rispetto al testo di Green. Fatto che produce effetti indesiderati, lasciando l'amaro in bocca su un esito insoddisfacente se interpretato sia come lieto fine che come agrodolce ritorno alla realtà. Meglio della Delevingne il partner Nat Wolff, benché a un passo dal typecasting, e soprattutto la colonna sonora, unico elemento non "di carta" di una occasione macroscopicamente mancata
Re: Cinema!
Secondo me potevi aspettare altri sei anni e mezzotomaszrunning ha scritto: ↑24 giu 2018, 18:58 Con sei anni e sei mesi di ritardo ho visto un disaster movie 2012