Ma quando ? Negli anni ‘70??
Certo che poi ti sei migliorato di un’ora !!
Vedi che serve la maglietta tecnica ?!
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Ma quando ? Negli anni ‘70??
ora dopo 14 maratone e 6 ultra aggiungo che quello che ha scritto granturking è la cosa piu' importante in assoluto, bisogna aiutare mente e corpo a stare sulle gambe, il passo viene in second'ordine, se non hai i km nelle gambe (e nella testa!) puoi partire anche piu' piano, ti schianterai lo stesso, se li hai, anche partendo piu' veloce di quello che è effettivamente alla portata magari rallenterai negli ultimi 6-7 km e perderai 4-5 minuti, ma arriverai comunque bene al traguardo.crop74 ha scritto: ↑22 dic 2010, 14:35 La strada scende verso Amalfi, siamo al km 36. La mia mente è già proiettata verso l'ultima durissima salita che da Amalfi porta al bivio per Ravello. Alberto ha dolori alle gambe, rallenta. Io rallento e lo aspetto. Mi invita ad andare, gli rispondo che lui mi ha aspettato sinora ed ora tocca a me aspettarlo.
Guardo a destra, verso il mare. Vedo la spiaggia dello Smeraldino. Vista dalla statale 163 amalfitana sembra davvero piccola. Faccio fatica a convincermi che sia la stessa spiaggia della mia infanzia. Le cose sono un po' cambiate, ora c'è un pontile che tanti anni fa non c'era. A suo tempo di barca ce n'era solo una, quella che noi chiamavamo "la barca". Per quanti anni mi è parsa "irragiungibile" e che gioia la prima volta che sono riuscito ad arrivarci da solo a nuoto, bevendo acqua a volontà, supportato da i miei due angeli custodi, la mia sorellona Daniela e mio cugino Andrea.
Forse agli occhi di un bambino tutto sembra piu' grande. Forse i ricordi sono amplificati dal tempo e forse sui luoghi della prima infanzia non si dovrebbe mai tornare. Ma l'occasione stavolta era davvero speciale. Era la mia prima maratona.
Percorso difficile con 15 km di salita e 600 metri di dislivello totale. In molti mi avevano consigliato di iniziare con una maratona pianeggiante. E invece no, quale posto migliore di questo. E' la mia terra. E' il mio mare. Quel mare che si infrange contro gli scogli nelle fredde giornate di inverno, quando i turisti non ci sono ed i locali sono rintanati nelle loro case, al fuoco dei loro camini. Quel mare che spesso distratto guardavo e non celebravo perché, "tanto sta sempre là". Ed invece ora non c'è piu'. Dal 2006 vivo in una terra lontana altrettanto bella che faccio tanta fatica a sentire "mia". Forse cio' non accadrà mai.
Ma andiamo con ordine. Dunque, la mia prima maratona. Chi l'avrebbe mai detto. Le volte che avevo provato a correre fino a poco piu' di un anno fa non ero mai andato oltre i 10 km. Poi la svolta improvvisa, una passione che mi ha preso e non mi ha piu' lasciato.
La prima gare di 15 km a Kerzers, il Gran Prix a Berna. Prima dell'estate avevo parlato ad Alberto di questa maratona. Lui mi aveva detto, "facciamola insieme!". Non mi aveva convinto, ero reduce dalla mia prima mezza chiusa in riserva e data anche l'altimetria del percorso non credevo la cosa fattibile. Lui insisteva, diceva, "devi solo allenarti bene, ce la puoi fare", ed io pensavo che fosse facile parlare per uno che corre in 3h10, ma tra il dire ed il fare... Cio' nonostante gli dissi di si, che ci avrei provato e che se la cosa mi fosse sembrata non impossibile sarei almeno partito. Dopo l'estate ho poi corso 27 km in Engadina e sono arrivato davvero stremato. Il progetto maratona era prossimo alla "chiusura", poi invece la 30 km di Lugano ha ribaltato tutto, perché sono arrivato al traguardo bene. Tornando a casa quella Domenica di Settembre ero felice e ne parlai con mia moglie Marcella. Le dissi che era il momento di decidere, e che mi sarei dovuto allenare tanto. Da parte sua supporto totale e cosi' quella sera del 26 Settembre è iniziata l'avventura.
Poi è arrivato il freddo inverno svizzero ed i lunghi corsi nella neve. Sarebbe troppo lungo raccontare ogni singola emozione. L'ultima settimana una corsa ad ostacoli... una lieve contrattura al bicipite che non voleva andar via, raffreddore, tosse e mal di gola, l'odissea del venerdi in autostrada e 20 ore di guida complessive da Berna a Napoli.
Il giorno della gara mi alzo alle 6, solita colazione, opto per un abbigliamento "pesante". Son previsti 8-9 gradi e cielo coperto. Penso che sul lato amalfitano potrebbe esserci vento e decido di stare caldo. La scelta si rivela azzeccata. Incontro Alberto, reduce da una notte insonne. Vomito e febbre, ma vuole correre. Andiamo a Sorrento, poche parole in macchina, siamo per motivi diversi entrambi preoccupati.
In piazza Tasso gli atleti sembrano davvero pochi. Saremo 472 a tagliare il traguardo, su 600 iscritti. Penso che molti han rinunciato per in caos in autostrada dei giorni precedenti. Ci schieriamo sul fondo ed alle 9.10 inizia l'avventura.
Partiamo molto piano, io, Alberto e Francesco, amico di runningforum che ho appena conosciuto. Io vorrei intraprendere il mio solito zig-zag, Alberto mi affianca e mi fa capire che non ce n'è assolutamente bisogno. In effetti dopo poche centinaia di metri si corre già liberi ed il primo km passa in 5'44". La passerella iniziale per le strade di Sorrento è piacevole.
Il secondo km è in 5'20". Io dico... "troppo veloce"... Francesco mi fa osservare che siamo in discesa. Ok, si va avanti.
Al km 7 inizia la prima vera salita verso i colli di San Pietro. Passiamo davanti alla pizzeria del mitico "crocchettone". Mi passano davanti agli occhi gli amici "vicani" e le tante serate trascorse in compagnia. Alberto prende un passo intorno ai 6'. Gli dico che i miei lunghi li ho fatti 20" piu' piano. Lui risponde "ma oggi è la gara, bisogna fare qualcosa in piu'". Sono perplesso, ma gli sto dietro.
5 km di salita per dirmi che il bicipite sta bene. Anche il raffreddore è passato, ho solo il naso un po' chiuso. Prima della vetta lo sguardo volge a sinistra ed ammiriamo il golfo di Napoli. Stupendo. Poche centinaia di metri e davanti a noi si apre lo spettacolo dell'altra costa. Il senso del nome della gara è racchiuso in questi pochi metri.
Passiamo in vetta a quota 300 con tempo medio 5'45". Penso che nella mia prova tracciato ero passato a 6'. Lo faccio presente al Alberto, ma lui ignora le mie lamentele e continua ad andare. Sono un po' agitato ma lui trasmette un senso di sicurezza. Ogni tanto guarda il cronometro, forse nella sua testa i numeri girano piu' di quanto lasci intendere. Oramai mi è chiaro che ha messo da parte ogni ambizione temporale per farmi correre sotto le 4 ore.
Gli dico che in discesa non voglio tirare troppo, ed infatti non andiamo sotto i 5'10". Alcuni di quelli che avevamo superato in salita ci risuperano ed anche i pacemaker delle 4 ore prendono un po' di distacco. Ci apriamo e lasciamo passare tutto il gruppetto di quelli che li seguono.
All'inizio della seconda salita al km 17 il momento piu' difficile di tutta la gara. Le gambe diventano pesanti all'improvviso, sento il battito salire e la testa girare. Vado in agitazione... penso "è finita...". Alberto prende qualche metro, vede che non lo seguo, e rallenta. Mi chiede se è tutto OK, gli dico di no, sono in difficoltà. Mi dice con estrema pacatezza che in maratona i momenti di difficoltà sono tanti, bisogna stringere i denti ed andare. In questi momenti avere un runner esperto al proprio fianco è una vera benedizione. Procediamo lentamente per alcuni secondi, poi mi passa, riprendo il passo e l'umore. Guardo il cronometro, abbiamo perso soltanto 20 secondi. Passiamo Positano, ancora discesa ed ancora salita, la terza. Nella prova percorso mi aveva stroncato, stavolta invece l'affronto con decisione, superiamo tanti che invece camminano. Francesco si stacca all'improvviso, non ce ne accorgiamo. Ad un certo punto mi volto e non lo vedo piu'.
Al km 27 passiamo Praiano, il Garmin dice media 5'35", sto bene, penso che l'obiettivo 4 ore non è impossibile. Alberto dice: "i prossimi 10 km bisogna gestirli bene", e cosi' sarà. Passiamo sul fiordo di Furore, l'unico fiordo del Mediterraneo. La mente torna alla mareggiata dell'88, quando il mare a forza 10 si infrangeva sulla scogliera ed entrando nell'insenatura si gonfiava arrivando a sfiorare il ponte, alto 40 metri. Vedo le barche trascinate via e spinte con forza contro la roccia. Stessa sorte tocco' alla barca di mio padre, comprata con tanti sacrifici per coltivare la sua passione di aspirante pescatore. Ricordo il suo sguardo impotente e gli occhi pieni di lacrime.
Subito dopo il ponte inizia la quarta salita. E' la piu' facile, ma la fatica ora si fa sentire.
Passiamo davanti alla villa di due amiche di infanzia. Passano davanti agli occhi quei tuffi da altezze impossibili. Quante volte ho rischiato di spezzarmi la schiena...
I due km di discesa verso Amalfi sono una vera benedizione, anche se Alberto ora ha un dolore all'adduttore e la soffre molto. Ora sono io a rallentare anche se lui mi chiede di andare. Dopo tutto quello che ha fatto per me mi sembra improponibile qualsiasi altro scenario.
L'ultima salita è davvero dura. Forse 50 metri di dislivello in 500 metri. Faccio fatica a sollevare le gambe, di quelli che ci stanno intorno siamo gli unici a correre. Penso che anche camminando starei sotto le 4 ore ma... non voglio assolutamente camminare. Son mesi che mi ripeto che l'unico vero obiettivo è partire ed arrivare correndo. Ognuno ha le sue fissazioni... la mia è che una gara di corsa la si fa correndo e so bene che anche 50 metri di cammino alla fine mi direbbero che è mancato qualcosa. Adesso è solo la forza di volontà che mi spinge su, sarà il km piu' lento corso in 6'15". Al bivio per Ravello sono sfinito. Non ricordo bene la strada, l'ho fatta tante volte in auto ma non con occhi da "runner". Penso che di andare in salita proprio non ne ho piu'...chiedo ad una signora se si sale ancora... lei mi risponde di no sorridendo. Mi vien voglia di abbracciarla.
Ancora due km di pianura, Alberto stringe i denti e non parla. Uno che ha corso il Passatore in 11 ore sa soffrire. Penso che lo sta facendo per me, è bellissimo. Corriamo ancora sui 5'40", il Garmin ora dice 40 km, per me che ero arrivato al massimo a 35 è territorio inesplorato. Un brivido mi corre lungo la schiena. Indico Maiori con la mano, sembra ancora lontanissima. Scendiamo verso Minori e mi viene da piangere. Il morale ora è alle stelle. Ancora un po' di salita e finalmente Maiori ed il lunghissimo rettilineo finale. Alberto mi dice: "alle transenne acceleriamo", ma io sto già involontariamente accelerando. Il tappeto rosso è la porta del Paradiso. Taglio il traguardo in 3h57, mi siedo a terra e sorrido a mia moglie che mi corre incontro.