Lavaredo Ultra Trail e Cortina Trail - Cortina d'Ampezzo (BL) - 23-25/06/2017

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gambacorta Utente donatore Donatore
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Re: Lavaredo Ultra Trail e Cortina Trail - Cortina d'Ampezzo (BL) - 23-25/06/2017

Messaggio da gambacorta »

si se vai nel sito dell'ITRA
…”quando l’uomo ha mete da raggiungere non può invecchiare” … cit. EF
fai correre anche tu il :pig: scopri->qui<-come!
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Frecciadelcarretto
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Re: Lavaredo Ultra Trail e Cortina Trail - Cortina d'Ampezzo (BL) - 23-25/06/2017

Messaggio da Frecciadelcarretto »

@ilcaso

Qui vedi come sei messo per le gare del circuito UTMB

http://utmbmontblanc.com/it/page/427/Ca ... punti.html

Nel sito dell'Itra/coureurs se metti il tuo nome vedi invece il tuo indice, calcolato sugli ultimi 3 anni

http://i-tra.org/community/
Dai monti al mare ed altri racconti li vedi qui http://quaglia69.wordpress.com

Last race: SUSR stopped Hirzer 84,4/6350


FEED THE PIG :pig: scopri qui come!
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gab_spencer Utente donatore Donatore
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Re: Lavaredo Ultra Trail e Cortina Trail - Cortina d'Ampezzo (BL) - 23-25/06/2017

Messaggio da gab_spencer »

ellepi ha scritto:Gab, devi farti un'altra 50K! :mrgreen:
E infatti sono sul sito itra a spulciare le gare possibili nei we in cui non sono via per lavoro ... Devo solo scegliere quella logisticamente migliore... E poi piantiamo questo semino... Che vedremo se diventa pianta o no
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Tommy2705
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Re: Lavaredo Ultra Trail e Cortina Trail - Cortina d'Ampezzo (BL) - 23-25/06/2017

Messaggio da Tommy2705 »

@il caso: collegandoti a http://www.i-tra.org/page/290/Calendrier.html , nella scheda della gara trovi i punti itra

EDIT: Sono arrivato un pò lungo, scusate :doh:
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thp
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Re: Lavaredo Ultra Trail e Cortina Trail - Cortina d'Ampezzo (BL) - 23-25/06/2017

Messaggio da thp »

@gab vieni a fare la long way delle vie di san francesco
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bidioi
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Re: Lavaredo Ultra Trail e Cortina Trail - Cortina d'Ampezzo (BL) - 23-25/06/2017

Messaggio da bidioi »

“Toccata e fuga” a Cortina. Questa volta non c’è tempo: bisogna ottimizzare i tempi, non c’è spazio in agenda per camere d’albergo, vetrine di negozi e fronzoli vari. Partenza da livello 0 alle 15:00 per ritirare il pettorale alle 17:30 e rischiare di restare senza una maglietta della mia taglia. Mi stendo su un prato rosicchiando focaccia e ciliegie e in un attimo sono quasi le 23:00. Mi ritrovo cambiato, zainetto in spalla e dentro una gabbia di partenza schiacciato come una sardina. Le chiacchiere con alcune “vecchie conoscenze” e un sottofondo musicale che varia da AC/DC a Ennio Morricone precedono lo start in grande stile. Tutto comincia a s-correre: la folla in delirio, l’asfalto e poi - finalmente – il bosco. Procedo cauto. Non perché abbia difficoltà a capire dove mettere i piedi ma per la consapevolezza di una preparazione atletica inesistente: a fine aprile in Slovenia mi ero fermato, per la prima volta in gara, dopo soli 67 chilometri. Troppi pensieri per la testa, impossibile andare avanti senza quell’equilibrata “leggerezza” fondamentale compagna di viaggio… da quel momento non ho più affrontato nessuna pendenza e anche il volume della corsa su asfalto si è ridotto moltissimo. Ma non è il momento di pensare a cosa è stato: devo spingere. La notte scorre veloce ma i miei alluci sono già in difficoltà per aver picchiato più volte contro radici e sassi. Poco prima di arrivare al lago di Misurina posso già spegnere la frontale e il caldo comincia a farsi sentire. Porto il giusto rispetto per la salita che porta al rifugio Auronzo e poi ancora più in alto fino a forcella Lavaredo, luogo magico da cui si può ammirare quell’inimitabile trio di maestosi monumenti che ricaricano le batterie ai miei occhi stanchi. Dalle tre cime comincia la lunga discesa che, ripida prima, più dolce poi, conduce fino alle basevita di Cimabanche al chilometro 65. Il caldo è anomalo e so bene che non sto tenendo i ritmi a cui mi ero abituato solo qualche mese fa ma ce l’ho fatta! Ho raggiunto Cimabanche: il mio obiettivo dichiarato. Con calma mi cambio da testa ai piedi e mangio un sacco di frutta, pane, pomodorini, grana. Mi sembra di stare relativamente bene così non esito a procedere verso la tappa successiva. Mi convinco che per raggiungere Malga Ra Stua è sufficiente salire e scendere da forcella Larosa che supera di poco i 2000 metri. Come sempre ragionare per “piccoli” obiettivi mi aiuta a gestire le energie: distanze e dislivello sono solo numeri che non rendono giustizia alla faticosa e bollente salita successiva. Attraversare la magnifica Val Travenanzes è un onore ma tra le 13:00 e le 15:00 il caldo è infernale e il sole è proprio a picco sulla mia testa. Sono stanco, ho bisogno di sedermi in uno spicchio d’ombra, rannicchiato appoggio la testa sulle ginocchia. Chiudo gli occhi per qualche decina o, forse, centinaio di secondi. Temperatura e mancanza di sonno pesano tantissimo, ma dopo essermi “sgranchito” per bene riparto. Gli alluci soffrono ma a passo costante riesco ad arrivare al rifugio Col Gallina aiutato da un vicino temporale che abbassa la colonnina di mercurio. La speranza di trovare qualcosa di decente con cui nutrirmi svanisce: il riso sembra ghiaia, il brodino non fa per me. Mi sforzo di mangiare qualche pezzetto di pane sporco d’olio d’oliva. I tuoni fanno da sottofondo e insieme ad una pioggerella sottile sembrano creare le condizioni ideali per dare vita alla bugia utile per prendere in giro me stesso e le persone a cui racconterò di essermi ritirato. Ma esco dal tunnel, faccio due chiacchiere con Anselmo che sta mangiando seduto al mio stesso tavolo e gli propongo di proseguire insieme. Lui accetta senza esitazione, è il momento di fare squadra. Conosco bene quel pezzo di altavia che ci attende, l’ho percorso più volte, di giorno, di notte, correndo e passeggiando. Qualche chiacchiera aiuta a sopportare il tremendo strappo che porta al rifugio Averau, è difficile salire ma è altrettanto complicato scendere. Arriviamo a passo Giau dove si unisce a noi Martina, più o meno di sua spontanea volontà. E’ in difficoltà anche lei ma adesso non è il momento di mollare. Anche se procediamo lentamente maciniamo chilometri. Il sole tramonta, accendiamo la frontale prima di raggiungere Croda del lago dove, meglio tardi che mai, trovo le mie amate patate lesse e uova sode. Sono stanco, parlo per tenermi sveglio, anzi parlo a vanvera, ma per fortuna i miei due compagni di viaggio non hanno abbastanza fiato per dirmi di stare zitto. Endorfine e mancanza di sonno sembrano avere un effetto simile ad una sbronza, ma quello che importa è andare avanti, scendiamo di quota, procediamo lentamente ma senza esitare. Dagli alberi, in basso si vedono le luci di Cortina. Gli ultimi chilometri sono difficili, Anselmo ci saluta accelerando. Io e Martina ce la prendiamo comoda ma il tempo che scorre non spaventa più. E’ quasi fatta, siamo fuori dal bosco, siamo in paese. Il campanile che segna il punto d’arrivo sembra spostarsi come un arcobaleno ma raggiungiamo l’inizio di corso Italia. Lascio andare avanti Martina, la passerella è bello attraversarla da protagonisti assoluti. Aspetto un paio di minuti e via! E’ il mio turno… a 200 metri dalla linea d'arrivo scrocco una birra all'unico pub aperto in corso Italia... racconto a qualcuno che mi ero vestito così per fare il figo e lasciandolo con qualche dubbio proseguo fin sotto il gonfiabile dell’arrivo. Ce l’ho fatta, ho vinto un’altra personale scommessa: senza allenamenti adeguati ho chiuso la LUT. C’ho messo più di 6 ore oltre il tempo dello scorso anno ma il mio bersaglio era un altro… e io ho fatto centro! Sono ancora capace di correre fino all’orizzonte! Ho cacciato lo spettro del fallimento e riacceso la speranza per poter affrontare la vera gara, la regina dell’ultratrail, quella che mi aspetta a fine agosto...
(...) Solo chiacchiere e distintivo (...)
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Fatdaddy

Re: Lavaredo Ultra Trail e Cortina Trail - Cortina d'Ampezzo (BL) - 23-25/06/2017

Messaggio da Fatdaddy »

Splendida avventura, meraviglioso racconto preludio di fine agosto, fotografie meravigliose...altro che toccata e fuga, Marco, hai fatto en plein!!! :thumleft: :beer:
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bidioi
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Re: Lavaredo Ultra Trail e Cortina Trail - Cortina d'Ampezzo (BL) - 23-25/06/2017

Messaggio da bidioi »

Grazie @fat, troppo buono! Comunque fissare i ricordi scrivendo (ognuno a modo proprio) è sempre importante, W il forum
(...) Solo chiacchiere e distintivo (...)
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Fatdaddy

Re: Lavaredo Ultra Trail e Cortina Trail - Cortina d'Ampezzo (BL) - 23-25/06/2017

Messaggio da Fatdaddy »

...e poi scopri che Boscodemmerda® nei bei tempi andati era chiamato Amarida, legato con il gruppo della Croda del Lago ad antichi culti solari, e per compensare le tue tante madonne sacramentose per cui ancor adesso oscillano le fronde ti senti quasi in dovere di ricollocare il tutto in un ambito più aulico, raccontando la magia di una vecchia leggenda che vi si svolge nei pressi.

"Le nozze di Merisana"
Nella Val Costeàna, che scende da Falzàrego verso Cortina, si alternano pascoli e boschi; e sopra le vette immobili delle foreste di làrici l’imponente Tofàna innalza le sue grandi pareti piatte. Dall'altra parte della valle le svelte torri della Croda de Lago guardano dall’alto profonde gole, ombreggiate d’abeti. E’ questo uno dei più bei luoghi delle Dolomiti: libero si spinge lo sguardo fino al muraglione dei Lastòj del Formìn, l’altipiano incantato dal quale in tempi lontanissimi scescero i Lastojères; le cime dei làrici, lievemente mosse dal vento, sembrano sussurrare misteriose storie di meraviglie da lungo tempo scomparse.
La più bella vista si gode da una collinetta erbosa, sulla quale si trova una capanna rovinata, il Casòn dai Caài; un tempo la collina si chiamava Col de la Merisana. poco lontano scorre il Ru de ra Vèrgines, il Torrente delle vergini: i vecchi Ampezzani raccontavano che al torrente era stato dato quel nome perchè era abitato dalle Ondine. D’estate, sul mezzogiorno, esse uscivano volentieri dall’acqua e venivano a passeggiare sul Col de la Merisana. tutte vestivano di colori chiari; ed era un piacere vederle passare, lievi e graziose nella luce del meriggio. Ma dopo la costruzione del Casòn dai Caài nessuno le ha più vedute.
Quelle gentili abitatrici delle acque e dei boschi ebbero una volta una regina, che si chiamava Merisana. Ella possedeva tutto quel che poteva desiderare: erbe e fiori, cespugli e alberi s’inchinavano a lei e ubbidivano al suo cenno, le onde si abbassavano quando ella si avvicinava alla riva; e la sua sovranità si estendeva dal monte Cristallo fino alle montagne azzurre dei Duranni. Eppure, Merisana non era felice: il pensiero che vi fossero sulla terra infinite creature sofferenti, l’impossibilità di aiutarle e di alleviare le loro pene rattristavano il suo cuore pietoso, e la rendevano incapace di godere tranquillamente della sua fortunata esistenza.
Ora accadde che il Rèi de Ràjes (il Re dei Raggi), sovrano di un grande e splendido regno che si estendeva dietro l’Antelao, trovandosi a passare per la val Costeàna, si fermò a riposare sulla sponda del Ru de ra Vèrgines; e guardando nell’acqua chiara del torrente, scorse per un momento la bella Merisana. Credette d’aver sognato a occhi aperti, perchè non conosceva l’esistenza delle Ondine, che vivono nell’acqua; e tuttavia fu profondamente colpito dalla soave bellezza di quell’apparizione. Proseguì il suo cammino e tornò a casa, portando sempre fitto nella mente il ricordo della deliziosa visione.
V’erano nel suo regno molte fanciulle squisitamente belle, ma nessuna piaceva al re: alla bellezza dei loro volti mancava quell’espressione di bontà e d’infinita dolcezza che egli aveva letto sul viso gentile di Merisana e che aveva, più d’ogni altra cosa, toccato il suo cuore. Un anno intero passò, senza che egli potesse dimenticarla.
Un giorno il Rèj de Ràjes parlò della fanciulla veduta in sogno – così egli credeva – con il re dei Lastojères, presso il quale si trovava in visita. Il re dei Lastojères gli disse: "Tu capiti nel nostro paese sempre di mattina o di sera: Vieni una volta sul mezzogiorno e vedrai la bella Merisana, in carne e ossa, passeggiare sui prati."
La dolce apparizione era dunque una persona viva e vera e non una creazione della sua fantasia. Il Rèj de Ràjes fu felice di questa scoperta. Il giorno seguente, a mezzogiorno, andò a cercare Merisana, la trovò e le parlò. E il settimo giorno, a mezzodì, le chiese la sua mano. Merisana rispose che sarebbe stata contenta di sposarlo, ma che non poteva celebrare le sue nozze finchè ci fossero nel mondo tanti infelici.
"Prima di sposarmi, disse, devo trovar modo di rendere liete tutte le creature viventi: nessun uomo deve più bestemmiare, nessuna donna lamentaersi; i bambini non devono piangere, gli animali non devono soffrire; voglio che tutti si sentano felici. Se tu riesci a esaudire questo mio desiderio, io sarò tua."
Il re se ne andò molto rattristato; perchè, pur essendo sovrano potente di un vastissimo dominio, gli pareva molto difficile riuscire a rendere felici tutte le creature viventi. Interrogò i suoi savi consiglieri, ma essi gli dissero che la condizione era impossibile a soddisfarsi.
Dopo aver molto pensato, il re tornò da Merisana e la scongiurò di rinunciare al suo desiderio, o almeno di limitarlo. Merisana ne fu addolorata: però finì col rassegnarsi, e disse che le sarebbe bastato che tutti fossero lieti il giorno delle sue nozze.
Il re tornò a casa non troppo rassicurato, perchè temeva che anche questa condizione fosse irrealizzabile. I suoi consiglieri la pensavano come lui: "Un giorno intero! esclamarono! E’ assolutamente impossibile."
Il re tornò da Merisana e le fece comprendere che, anche così ridotto, il suo desiderio non poteva essere esaudito. Merisana divenne molto triste. "Neppure un giorno! sospirò. E io pensavo che fosse tanto poco." Ma alla fine si rassegnò e disse che si sarebbe contentata del mezzogiorno. "Il mezzogiorno, disse, è l’ora che mi piace più di ogni altra ora. A mezzogiorno ci sposeremo, e tutti per un’ora saranno felici: uomini e animali, alberi e fiori."
Il re se ne andò per la terza volta, ma non più triste, perchè sperava che questa condizione non fosse impossibile. Infatti i consiglieri, interrogati, diedero parere favorevole. E poco dopo, uomini e animali, alberi e fiori ricevettero la notizia che nel prossimo giorno delle nozze del Rèj de Ràjes con Merisana, a mezzogiorno, ogni loro sofferenza, dal più grande dolore al più piccolo fastidio, sarebbe stata alleviata.
Tutti si rallegrarono e innalzarono inni di lode alla buona Merisana.
E per esprimerle la loro gratitudine, decisero che le piante avrebbero fatto sbocciare i loro fiori più belli e gli uomini e gli animali li avrebbero raccolti per portarli a lei.
Nel giorno delle nozze v’era una quantità così smisurata di mazzi di fiori, che Merisana e le sue donne non sapevano più dove metterli. Allora due nani, venuti dal bosco Amarida, dissero che con tante fronde e tanti fiori si poteva fare un albero: e fecero il làrice.
Apparve subito però che la nuova pianta non aveva vigore vitale, poichè rapidamente appassiva. Allora Merisana disse che avrebbe volentieri sacrificato il suo velo di sposa per far vivere l’albero nato nel giorno delle sue nozze e a lei dedicato; e lo avvolse con il lungo velo, che era trasparente. Subito il làrice cominciò a germogliare e inverdire; e il velo, fatto verzura, visse e crebbe con la pianta.
E’ un albero strano, il làrice. E’ una conifera, e ne ha tutto l’aspetto; ma i suoi aghi non sono sempre verdi come quelli delle altre conifere, e in autunno ingialliscono e cadono come le foglie degli alberi latifogli: questo accade appunto perchè è un albero fatto con piante d’ogni specie. E quando, in primavera, il làrice comincia a destarsi dal sonno invernale, è facile distinguere intorno ai sui rami, rivestiti di teneri sottilissimi aghi, il tessuto lieve del velo da sposa.
Nella parte della val Costèana esposta al sole, sulla collinetta erbosa di faccia alla Croda de Lago, furono piantati i primi làrici; e alla loro ombra dolce e odorosa, in cui sembrano spirare tutte le delizie del bosco, nella quiete solenne del mezzogiorno, si compirono le nozze del Rèj de Ràjes con la soave Merisana. V’era nell’aria un insolito splendore di festa; sulle valli e sui monti si stendeva una pace infinita e le ardue vette delle Dolomiti brillavano di gioia nella luce dell’estate. Tutte le creature si sentivano felici, perchè in tutti palpitava un comune sentimento di riconoscenza e d’amore.
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ilcaso
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Re: Lavaredo Ultra Trail e Cortina Trail - Cortina d'Ampezzo (BL) - 23-25/06/2017

Messaggio da ilcaso »

bellissimo racconto 8) , ma qual è la fonte?
Che fai vuoi mollare? se mollerai adesso lo farai per tutta la vita!
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