18ª Verona Marathon - 17/11/2019

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mork
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Re: 18ª Verona Marathon - 17/11/2019

Messaggio da mork »

boh, per me invece era la prima volta che lo sentivo alla partenza, quindi pensavo fosse una peculiarità di Verona.
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last but not least
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Re: 18ª Verona Marathon - 17/11/2019

Messaggio da last but not least »

Dove eravamo rimasti? Io ero rimasto a PADOVA.
È vero che negli ultimi sei mesi ho fatto un sacco di gare in posti splendidi come il Primiero, lo Utah e persino San Ruffillo. Però la Mara è un’altra co(r)sa.
Eccomi quindi a Verona, con l’obiettivo primario di arrivare al traguardo ed arrivarci sorridente.
La preparazione è la solita, a suo modo rigorosa benché meno impegnativa di qualsiasi tabella che gira in rete.
I lunghi hanno chiarito che 42 di corsa non li ho nelle gambe, nella testa sì quindi troveremo un compromesso.
Nei giorni precedenti il meteo fluttua tra il piovoso ed il catastrofico, io in compenso ho un picco di raffreddore e respiro malissimo. Il programma ufficiale dice che se a Verona il tempo fosse troppo inclemente farei il turista, rimandando l’ultima cartuccia all’improbabile Torino od addirittura a Pisa, vituperio delle genti.
Venerdì sera esco per l’ultima corsetta e dopo 3 km al gelo nello squallore surreale del cantiere perenne dietro casa entro improvvisamente nella Bolla.
Come è bella la Bolla, i rumori di fondo vengono azzerati, sono totalmente focalizzato sull’obiettivo, mi convinco che sto benone; «ce la possiamo fare» direbbe il Nonno. È una sensazione meravigliosa quanto ingannevole, un incrocio pericoloso tra new age e old fool.
Sabato pomeriggio arriviamo a Verona e non piove, sbrigate le formalità di rito ci facciamo un bel giretto del centro by night con sopralluogo in zona partenza/arrivo perché il campo di battaglia va studiato con attenzione. L’Arena è lì ma non la vedo neppure.
Cominciano abbondanti precipitazioni con vento forte.
Ultima occhiata a tre-quattro siti meteo, il quadro è così brutto che escono goccioloni dal cellulare.
Ci sono situazioni nella vita di coppia in cui una persona racconta all’altra una balla ed entrambe fingono più o meno consapevolmente di crederci. Nel nostro caso è molto raro. Ecco, studiata la mappa del percorso e visto che la prima metà coincide con la mezza dico a Paola che male che vada mi fermerò ai 21 senza strapazzarmi troppo. D’accordo, sì sì, sicuro. Grazie ammore mio.
Andiamo a dormire, cosa che in queste occasioni mi riesce sempre con una facilità sorprendente.
Sveglia alle 6 per la colazione. Fuori pioggia battente come nel finale catartico di un film strappalacrime che deve ancora iniziare.
La finestra della camera dà su un canale che scorre impetuoso. La finestra delle scale dà sulla strada e la vista è uguale. Stai a vedere che il meteo ci ha preso.
Indosso la divisa sociale e sopra un paio di strati usa e getta tra cui il pigiamino a righe vintage della 5:30.
I calzoncini del deca sono più capienti del gonnellino di EtaBeta, ficco in tasca le barrette, il miele, i fruttini, i gel, gilet e maglia antivento. Sono gonfio come un taccheggiatore professionista dell’era pre-tag, ma tornerà tutto utile.
Parcheggio, prendo la navetta ed arriviamo in centro sotto fenomeni temporaleschi impietosi.
Lo spogliatoio è nientemeno che una sala conferenze dentro il palazzo della Gran Guardia; sullo scalone ci accoglie la gigantografia di una scultura di Giacometti con le sue belle gambine secche da runner, è un segno.
Fuori continua il diluvio, dentro l’atmosfera è da sfollati. Ripongo ombrello ed impermeabile e infilo un gilet ed una gonna lunga ricavati dai sacchi gialli della differenziata; è un completo fichissimo, miro ad un futuro da influencer. Metto anche due sacchetti sopra le scarpe perché voglio partire asciutto.
Esco alle 8:45 ed ha smesso di piovere, un regalo inatteso che migliora decisamente l’umore. Deposito lo zaino e mi infilo in gabbia slalomeggiando tra pozzanghere vaste come piscine.
Adrenalina, concentrazione, farfalle nello stomaco, commozione. È difficile da spiegare e da capire quanto siano belli questi minuti di attesa, che insieme all’ultimo km se ci si arriva valgono ampiamente le tre ore di dura fatica e quella di pura sofferenza che troverò dietro la prima curva.
Perché un ultracinquantenne mediamente equilibrato tiene tanto spasmodicamente ad una stupida corsa in cui per giunta arriverà prevedibilmente tra gli ultimi? Non lo so e forse è meglio così.
Si parte. Climaticamente sto bene, ho indovinato l’abbigliamento, ottimo inizio.
Le gambe girano, temo che sia controproducente rallentare e la sicurezza di dover prima o poi tirare il fiato mi stimola a mantenere un passo appena più veloce della tabella stampata sul braccialetto delle 4 ore (4 ore, inguaribile ottimismo).
Inizia a piovere e tira vento, che per quanto fastidioso non è gelato. Le raffiche più violente abbattono transenne, a tratti si fatica a stare in piedi tuttavia potrebbe andare peggio, la pioggia va e viene e sfruttando l’abbigliamento a cipolla non si soffre molto.
Intorno al decimo mi viene improvvisamente una botta di malinconia, non me l’aspettavo così presto, ricaccio indietro le lacrime perché se iniziamo così si fa ancor più difficile.
Mi aggrego qua e là a qualche gruppetto, scambio due parole ed arrivo decentemente alla mezza.
La fatica diventa importante, il vento ulula e le gambe pure, mi prometto “ancora un km” per due/tre volte capendo che ci sarà da camminare e anche parecchio. Dopo un bellissimo passaggio sulla centenaria diga di Chievo, con folate di vento sopra e il frastuono dell’acqua sotto, arrivo ai 30 in 2ore e 45 – per me ottimo tempo, fosse finita qui -che non ne ho veramente più. Né il fiato né le gambe mi sorreggono, e piuttosto che giocarmi adesso le ultime energie decido di farmi 500 mt al passo per recuperare, poi ne mancano altri 11695.
Devo alternare ripetutamente corsa e camminata. È la quarta ora, si scoprono le carte e si svuota il serbatoio, entra in gioco la selezione darwiniana.
Con amara serenità constato i miei limiti oggettivi; sono lucido ed un po’ incaxxato; mi chiedo se abbia senso farla in questo modo o se sia più dignitoso ritirarsi. Murakami, dove sei? Dimmi qualcosa. In mancanza di una riposta che ancora sto cercando, mi impongo di arrivare in fondo per chiudere il maledetto cerchio e perché camminare a testa bassa mi serva di lezione per quando vorrò ricordarmi solo i momenti belli.
Il garmin intanto, annoiato dall’andatura blanda, si spegne (come? col gps ha 4 ore e mezza di autonomia! quanto tempo è che vago lungo l’Adige?) costringendomi a stimare il tempo mentre per la distanza mi aiutano i cartelli.
Centellino spiccioli di energia per spendere gli ultimi nel finale, che si snoda per il centro tra indigeni e turisti abbastanza indifferenti ai flagellanti che trotterellano verso Piazza Bra.
Quanto mancherà, 500 metri? All’ultima curva compare dietro le transenne la mia squadra al completo, mi fermo per un abbraccio alle ragazze, sono splendide e le bacio tutte con l’effetto di una scossa di defibrillatore. Riparto di slancio per il giro dell’Arena.
Sono distrutto ma sto bene, sto benissimo, STO DA DIO. cosa dicevo poche righe fa sui momenti belli?
Mi vedo come da un drone: movimenti asimmetrici ed irregolari per scacciare i crampi, gesti di incitamento al pubblico, lacrime di stanchezza e di commozione e di gioia, finalmente taglio il traguardo.
Mi giro a guardare il tabellone, sono partito 4 ore e 18 minuti fa, tanti ma pensavo peggio.
Esausto però incapace di stare fermo, vado in giro a dare 5 ad amici sconosciuti emettendo grida primordiali. Poi passo al ristoro e finalmente esco per operare il sospirato ricongiungimento famigliare.
Mi sforzo di non dichiarare ancora una volta che questa è l’ultima, di me non mi fido più.
Sono contento, molto contento, nonostante un crono mediocre anche per i miei standard ed una condotta di gara tecnicamente pessima, per quanto saggia da un punto di vista di puro buonsenso.
Ancora una volta è stato bellissimo.
Ancora una volta we learned more from 26 miles than we ever learned in school, ma ancora una volta la memoria selettiva farà inesorabilmente il suo corso.
That day, for no particular reason, I decided to go for a little run.
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Calvin
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Re: 18ª Verona Marathon - 17/11/2019

Messaggio da Calvin »

Complimenti per la tua scrittura, molto evocativa, e per la scorza da runner vero
8k 34'34" RT Cetilar Run (03/05/2019)
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21k 1:41'49'' RT PMM(11/09/22)
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32k 2:53'18" PM (15/10/17)
42k 3:28:46 RT Venice Marathon (23/10/2022)
pid
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Re: 18ª Verona Marathon - 17/11/2019

Messaggio da pid »

Gran racconto last! Murakamj infine ti parlo'.
Devo ora capire se la tua prosa mi convicera' o meno ad affrontare un'altra odissea del genere...grazie per lo stimolo
PB mezza: 1.36.44 Treviglio 19
PB maratona: 3.37.27 Verona 23
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Re: 18ª Verona Marathon - 17/11/2019

Messaggio da grantuking »

Grazie per la condivisione.
21km 1:33:34 ('18) - 30km 2:45:41 ('16) - 42km 3:27:40 ('19) - 50km 4:57:44 ('19) - 100km 13:20:10 ('19) Finisher: 11 Ultra - 23 Maratone - 50 di Romagna - Pistoia Abetone - Passatore - GTC55 - UMF - LUT
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Pacio Utente donatore Donatore
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Re: 18ª Verona Marathon - 17/11/2019

Messaggio da Pacio »

Gran bel racconto!!!
Ma levami una curiosità....sei di San Ruffillo?
Cmq capisco bene le tue sensazioni....dopo il 30°km inizia un altro mondo....una sorta di Bolla....o rimani in pressione o esplodi! :salut:
Io so bene che posso preparami quanto voglio per una Maratona ma non riuscirei mai a correrla tutta....per me è impossibile....parto già murato in partenza, sia a livello fisico che mentale....ed è per questo motivo che comincio ad alternare corsa e camminata fin dall'inizio! :-"
Capisco che è una bestemmia per qualsiasi runner....ma io ti dico questo.....hai fatto una Gran Impresa.....
Sei arrivato tra gli ultimi? E che ti frega....sempre prima di tutti quelli che si grattano la panza di fronte alla 📺
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poco82
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Re: 18ª Verona Marathon - 17/11/2019

Messaggio da poco82 »

Grande last, bella l'immagine della scultura di Giacometti cone un runner :D
Ma se eri nel palazzo perché non sei venuto al raduno? A quell'ora non pioveva!
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21k 1:26:29 Brescia Art Half Marathon 10/03/2024
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