RESOCONTO TUTTADRITTA 2013
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RESOCONTO TUTTADRITTA 2013
(vi avverto… preso un po’ alla lontana, quindi solo per amanti dei logorroici)
Preambolo
All’indomani del mio debutto in maratona, il 18 novembre a Torino, tante erano le domande, podistiche e non, che si affacciavano alla mia mente.
Ero riuscito a correre la mia prima maratona sotto le 3 ore e mezza (avendola preparata per correrla in 3h e 45’ cambiando l’obiettivo, qualche giorno primo in 3h 40’). A distanza di 14 mesi dalla mia prima mezza (corsa in 1h 42’ 30”) e a 18 mesi dalla mia prima gara di 10km corsa in 50’04”.
Ero riuscito a centrare l’obiettivo nonostante le incognite fossero molte. Prima di tutto la scelta di un metodo_ il FIRST_ utilizzato a partire dalla preparazione specifica per la maratona, che mi faceva correre solo 3 volte a settimana e che non mi aveva mai fatto saggiare in allenamento distanze superiori ai 32km. E poi mille altri dubbi, dettati dall’inesperienza, ma anche dal rispetto che La Maratona merita.
Ma alla fine tutto era andato per il meglio, con quella soddisfazione che solo la corsa ti sa dare. Perché le colpe ed i meriti alla fine sono tuoi. Non c’è la squadra. Non hai un mezzo (una bici, una macchina, degli sci, un pallone, una barca…) ma il mezzo sei tu. Quello che hai ereditato dai geni della tua stirpe e che hai maltrattato e trascurato fino a che un giorno ti sei guardato allo specchio ed hai deciso che era troppo. Che era il momento di fare qualcosa.
E, forse per punirti, hai scelto di iniziare senza più scuse, contando solo su di te, dall’esperienza per te più difficile. Niente compagni di gioco da contattare, orari, appuntamenti, acquisti di materiale, palestre, corsi, ecc. nulla di nulla.
Mettiti le prime “scarpe da ginnastica” e vai fuori. A correre per 30 minuti. Per percorrere poco più di 4km.
E di colpo ti ritrovi al traguardo della TUA maratona, nella TUA città, nel TUO giorno che corona un percorso, che, ti accorgi ora, non è stato solo di asfalto e sudore, ma che ti ha dato tanto. E non ho scritto volutamente “che ti ha regalato tanto”. Non ti ha regalato un bel niente. Ma ti da tantissimo se t’impegni. Un pezzettino infinitesimale al giorno.
Ti regala anche cose che non t’immagini.
Ti regala che un bel giorno t’iscrivi ad un forum di corsa (tu che ne prima ne dopo, ti sei mai più iscritto ad un forum). Ti senti parte di qualcosa. Sai che quando parli di quello che parli, sembra impossibile, ma …comprendono quello che dici!
Ti regala che smetti di fumare, tu che per 20 anni hai fumato almeno 30 sigarette al giorno.
Ti regala che ti ritrovi ad informarti di alimentazione. E leggi, e provi e sbaji magari, ma il tuo peso è comunque 20 kg in meno di 5 anni prima.
Ti regala che ad un certo punto ti ritrovi ad osservarti dall’esterno mentre sei intento a spiegare ad una persona che vuole avvicinarsi alla corsa, l’importanza delle scarpe, della progressione negli allenamenti, ecc…
Ti regala una maggiore consapevolezza di te, una maggiore sicurezza nelle tue possibilità, ti regala un’arma potente contro le giornate no, contro la depressione quotidiana, anche contro le “mancanze” della tua vita. Contro i vuoti. Non per lasciarjeli colmare, ma per ridimensionarli nei loro giusti spazi. Li vedi, li accetti, ma lasci che non prendano il sopravvento quei vuoti. Sai che puoi affrontarli, ce la puoi fare. Anche da solo, come sei da solo durante il tuo primo lungo da 32km o durante le ripetute da 1000mt corse alle 11 di sera a metà agosto, con 34 gradi, mentre altri fanno fatica anche solo a star seduti ad addentare l’anguria e ti guardano come un extra terrestre con tendenze fortemente autodistruttive….
Ti regala il gusto di decidere quando essere di buon umore. A te, in fondo, basta un allenamento dove hai lavorato bene, una doccia ed una cena buona e salutare.
PERO’
…Però… però… PERO’
Però quel giorno dopo la maratona, ancora carico di endorfine, sei anche un po’ frastornato.
Sara’ che a guardar bene le endorfine stanno calando e tu, come un tossico dopo un viaggio speciale, inizi ad avere il down. Ed hai anche paura. Perché un po’ ti conosci. Sei arrivato sino a qui perché c’era un obiettivo, ma ora? Ora te la sentirai ancora? Ora che è fine novembre, uscito dal lavoro è già buio, spesso piove.. e senza un altro obiettivo..
Insomma per un po’, approfittando dello “scarico” e complici un paio d’influenze stagionali, arrivi a Natale avendo macinato poco asfalto e avendo eluso volontariamente molte delle domande che continuano a ronzarti in testa… Perché una delle possibili risposte era “Una maratona in primavera… magari all’estero… magari Praga, a maggio, lontano dal caldo…”…
In mancanza di risposte più convincenti la tieni buona li, questa risposta… Fino a che non succede qualcosa.
Ch–ch-ch-ch-CHANGE
Il 6 gennaio ti trovi a correre una gara anomala. Anomala perché sino a quel momento hai solo corso distanze ufficiali (10, 21, 42…) a parte una garetta fatta il 25 aprile ma corricchiata a ritmo del lento, più per stare con gli amici forumendoli che per altro.
Qui invece ti ritrovi per la prima volta a correre fuori dalla tua regione, su una misura di 13.6km, senza conoscenti o amici e con la voglia di testarti. Di vedere quanto hai perso (perché parte del problema è già qui, senza ji allenamenti specifici della maratona, sei assolutamente certo di aver perso forma, ed anche di aver perso tempo, stimoli, voja, ecc). Non fai allenamenti di qualità da una vita, non corri una mezza da settembre…
Ma poi parti e per la prima volta in vita tua capisci che è possibile partecipare ad una gara e tenere un passo sotto i 4’30” km. La finisci al ritmo di 4’25”.
Nulla di che, ma ti fa pensare… Ti fa rimuginare… e mumble-mumble-mumble arrivi ad una considerazione. Non sai quanto giusta o sbajata. Ma ti ci affidi. Forse perché con questa garetta hai riscoperto il soffrire dato dal correre in soglia, l’essere a disagio dal 1° all’ultimo chilometro. Riconosci (forse) la voglia di affrontare un'altra sfida.
La considerazione è che siamo a gennaio e che se voglio fare Praga, devo reiniziare la preparazione specifica in un paio di settimane.
No. E’ un attimo. Lo sento. Non è la cosa giusta. Se ricomincio ora, bene che vada (e non è per nulla scontato, no?) posso ambire ad una maratona fotocopia, con gli stessi tempi. Senza possibilità di riassaggiare un po’ di acido che mi ha stuzzicato. E allora mi lascio accarezzare dall’idea di dedicarmi al miglioramento della velocità. Mi dico che da gennaio a fine marzo ho tempo per mijorare il mio tempo sui 10km ( che è sui 45’36”) poi di pensare al mijopramento in mezza, magari alla mezza di Varenne (9 maggio) cercando di scendere sotto l’attuale personale di 1h 36’ 57”, e di iniziare a pensare alla prossima maratona solo a partire da giugno o da luglio. Magari con l’ambizione di togliere poi diversi minuti al mio personale.
L’idea mi convince subito. L’obiettivo è stabilito. Si pensa alla TuttaDritta. E poi si vedrà…
Un paio di giorni dopo mi messaggio con Adrix e mi da quell’input che aspettavo… La sfida: mi propone di essere alla tuttadritta per correrla a 4’10”. Punto. E’ un azzardo pazzesco, ma, con le dovute riserve, accetto!
1° Obiettivo 2013: TuttaDritta!
Purtroppo non tutto va sempre per il mejo e già a metà febbraio ridiscuto la cosa con Adrix.
Sono stato fermo per influenze, raffereddori, ma il colpo di grazia me lo da la mia ernia che saltuariamente torna a colpirmi impedendomi per giorni di camminare, facendomi sentire un vecchio vicino alla fine, altro che un atleta alla ricerca del record (seppur personale…)
Con l’amarezza nel cuore abbandono l’idea di correre una 10km a 4’10” (perlomeno per il 2013).
Poi però un paio di test (un 5000 secco in allenamento e la prova di Recordando 2013) mi ridanno speranza, e finalmente arriva il giorno agognato.
LA GARA
10km sotto una pioggia battente dall'inizio alla fine e con 3°.
Nonostante le 3000 iscrizioni in meno rispetto all'edizione 2012, c'erano comunque 4-5000 partenti, e posizionarsi bene è sempre un disastro. Inoltre i tir incaricati portare le borse all'arrivo devono lasciare Piazza San Carlo (in direzione palazzina di caccia di Stupinigi) alle 8.50. Con la partenza prevista alle 10 significa rimanere 1 ora e 10 minuti al freddo ed alla pioggia…
Questa mattina mi sono alzato alle 7, ho preparato la borsa ho limitato al massimo la colazione (come faccio per tutte le gare, a parte la maratona), bagnando 1 Pistokkeddos sardo (una specie di grosso savoiardo) in 2 tazzine di caffè espresso.
Sosta obbligata al bagno dove cerco di dare tutto.
I giorni delle gare però, complice la tensione, quasi mai mi riesce e sono così costretto a fare sosta ai box prima della partenza. Questa mattina faccio addirittura 2 soste dopo aver fatto un po’ di riscaldamento sotto i portici di via Roma.
Con la speranza di aver espulso ogni scoria (ma senza certezza alcuna…) decido di rinunciare ad un adeguato riscaldamento (con allunghi finali) e preferisco rimanere nel bar sino alle 9.40.
A questo punto cerco di prendere posto, ma la piazza è già gremita. Avvio il Garmin, che sembra fare più fatica del solito ad agganciare i satelliti…
Sento lo speaker parlare, anche di Mennea. Facciamo un minuto di silenzio. Guardo nervosamente il Garmin, non si aggancia…Passa tutto molto in fretta, ed in mezzo a questi estranei non fa più nemmeno tanto freddo. Poi di colpo, lo sparo. Come al solito c’è poco da scattare. Sembra di stare in coda all’anagrafe, o ad una manifestazione. Guardo in alto e cerco di capire dov’è la linea del via per far partire il crono. Il Garmin ancora non ha agganciato i satelliti, porcoboia… Prendo come riferimento una striscia di nastro posto sulle nostre teste che dovrebbe, appunto, indicare la linea di partenza. Mi accorgo presto però che quella roba morbidosa che ho calpestato qualche passo prima è in realtà il rilevatore del chip. Quindi in realtà la striscia di nastro è posta più avanti e di conseguenza realizzo che sto facendo partire il cronometro in ritardo. Ri-porcoboia (doh!).
Cerco immediatamente traiettorie alternative. Ma dopo pochissimi metri c’è già la strettoia del passaggio che conduce in Piazza C.L.N. Mi sposto sulla destra ed individuo come unico passaggio a scorrimento semi veloce quel pezzettino di marciapiede che sta tra la sede stradale e le maestose (ed in questo caso, ingombranti) colonne del porticato. Mi accorgo però, che c’è più di una ragione se in questa “stradina” virtuale c’è relativamente poco traffico. Prima di tutte le grate di metallo che danno sui garage sottostanti. Con la pioggia sono viscide all’inverosimile ed ogni volta che ci passo sopra le mie Asics girano a vuoto. Inoltre più di uno spettatore è proprio assiepato di fianco alle colonne, stretti dalla morsa formata dai podisti che hanno scelto di correre da una parte sotto i portici e dall’altra, sulla strada. Nella maggiorparte dei casi brandisce un ombrello chiuso (lui è riparato dal porticato) o un passeggino e tiene per mano altri bambini o qualche cane. Insomma è comunque uno slalom pericolosissimo.
Con la fine di via Roma c’è l’altra strettoia. Quella di piazza Carlo Felice e l’unica vera curva di tutto il percorso. Continuo a dribblare i podisti più lemti cercando la minore traiettoria,spostandomi di continuop a destra e sinistra. Con tutti questi cambi di ritmo non ho la più pallida idea dell’andatura. Momenti in cui do tutto, altri in cui devo quasi fermarmi.
Rapida occhiata al Garmin. ca**o svejaaaa! Niente, ancora li che cerca i satelliti. Ringrazio allora di non avere abilitato il lap automatico. Almeno al momento di passare al 1° km potrò schiacciare LAP e capire quanto c’ho messo, senza troppe approssimazioni . Inizio a sentire i primi bip degli altri garmin intorno a me che annunciano (prematuramente) l’avvicinamento del 1° chilometro.
Rivado mentalmente a ciò che avevo letto sul sito dell’organizzazione e mi ricordo di aver letto che il 1° chilometro sarebbe stato in via Sacchi, all’altezza del civico 22. Ma sto correndo sulla sinistra di via Sacchi ed i civici sono a destra. Taglio rapidamente sino a poter leggere e finalmente scorgo una targhetta. Sono al n° 16. Butto l’occhio poco più avanti e finalmente scorgo il cartello del KM 1. Quando ci passo a fianco cerco di allinearmi il più precisamente possibile e schiaccio “LAP”. 4’40”. Poteva andare meglio, ma poteva anche andare peggio. Alla TuttaDritta 2012 ci misi un minuto in più per percorrere il 1° km, anche se all’epoca mi sforzai meno di trovare traiettorie percorribili.
La buona notizia è che finalmente, già da qualche decina di metri si può iniziare ad impostare un passo decente senza inciampare. La pioggerella continua, ma non è poi così fastidiosa. Lo è molto di più il dover evitare le pozzanghere.
Il Garmin continua a non agganciare (lo farà solo a 6° KM!) ed io ad ogni cartello schiaccio LAP.
Il secondo km leggo 4'05", poi 4'10, poi 4'11", 4'08, 4'10"... Da li in poi i Garmin si decide ed avrò un monitoraggio costante. Tutto sino a qui è ok. Corro come un automa. Cercando di non affannarmi. Crucciato per la storia del crono partito in ritardo e per il 1° km sotto la media. Cerco di calcolare quanto devo correre veloce per recuperare una media di 4’10”. Ma quel che mi dico è di lasciar perdere. Il 1° chilometro, ad occhio e croce, non potrei mi recuperarlo…
Al 7° ho un po' di crisi (ed infatti sarà il km più lento, dopo il primo, chiuso a 4'12").
Cerco di stringere i denti, cerco di spostare la mente altrove, di non pensare alla fatica. Penso "Mancano solo 2.5 km.... DAIIIIII, è poco più di un giro di Piazza d'Armi, che sarà mai"... oppure "Dai, se ti muovi tra 10 minuti è tutto finito".
L'ottavo km va via a 4'05. Dal 9°inizio a riconoscere in lontananza la sagoma del cervo posta come sentinella sulla palazzina ed inizia anche un falso piano. La mente non vede la salita, ma il corpo la sente tutta. Il 9° passa in 4'09". E da li cerco di dare tutto. Vedo i gonfiabili ma sembrano immobili. Poi piano piano si avvicinano. Mi da forza solo il fatto che in questo tratto, sto sorpassando molto e non sono mai sorpassato. Gli ultimi 400 mt mi proietto in avanti, ed alla fine l'ultimo km sarà a 3'54".
Passato il gonfiabile mi fermo e schiaccio (mi sembra in ritardo) lo stop del Garmin. Guardo con sorpresa ciò che leggo: 41’50”. Penso che alla partenza devo essere partito più in ritardo di quanto pensassi, con il crono. Per 5 secondi mi sembra che la pancia si ribelli (sensazione di nausea e vomito... ma non ho praticamente mangiato nulla.... non c'è nulla da vomitare...). Sono piegato a 90 con le braccia sulle transenne. Qualcuno mi poggia la mano sulla spalla e mi chiede se è tuto ok, se ho bisogno di aiuto. Mi tiro su e sorprendentemente scopro che il soccorritore è Chiabrera in persona (il presidente di TurinMarathon…). Mi sforzo di fare un sorriso è ji dico ciò che è vero: non è nulla solo lo stomaco che si ribella un po’….
Mi riprendo subito e vado ad asciugarmi. Sono comunque soddisfatto. Dal 2° alla fine sento di aver dato tutto ciò che potevo, senza morirne. Il tempo di arrivare a ritirare la borsa, recuperare il telefono e già vi trovo una notifica dell'applicazione "MySdam" che recita "è stata pubblicata una classifica in cui sei presente", Beh sono stati velocissimi, la classifica si aggiornava in tempo reale ben prima delle 2 ore previste per il tempo massimo. Questa volta in modo ancora più incredulo leggo che Il real time è proprio di 41' 50".
A questo punto la stanchezza non c’è più! Sono quasi raggiante ed assolutamente soddisfatto.
Non penso che avrei potuto limare al tempo più di una 15a disecondi.
Penso ad Adrix. Penso, ora che sono arrivato a correrla a 4’11”, quanto sarebbe stato bello avere un pacer da “4’10” o qualcosa in meno”. Ma sarà per la prossima volta! Ora so che è fattibile!
Bevo 2 te caldi, mi metto un berretto ed una maglia asciutta e mi dirigo verso casa.
Il tempo di fare una doccia e sono pronto a guardarmi la differita su Rai Sport. Quel gruppetto di testa fa paura. E sono contento di scoprire che il primo uomo e la prima donna non solo sono italiani, ma anche torinesi.
Mi sento così piccolo e lento di fianco a loro. Ma in realtà ci sono tante cose che accomunano il vincitore ed anche l’ultimo che si è ostinato a correrla non cedendo alla “passeggiata” ma lottando per cercare di dare tutto quello che aveva.
E nonostante la pioggia è proprio una bella giornata. 1° obiettivo 2013 centrato, ora si pensa alla mezza!
Ora che siete giunti sino a qui, abbattetemi!
Preambolo
All’indomani del mio debutto in maratona, il 18 novembre a Torino, tante erano le domande, podistiche e non, che si affacciavano alla mia mente.
Ero riuscito a correre la mia prima maratona sotto le 3 ore e mezza (avendola preparata per correrla in 3h e 45’ cambiando l’obiettivo, qualche giorno primo in 3h 40’). A distanza di 14 mesi dalla mia prima mezza (corsa in 1h 42’ 30”) e a 18 mesi dalla mia prima gara di 10km corsa in 50’04”.
Ero riuscito a centrare l’obiettivo nonostante le incognite fossero molte. Prima di tutto la scelta di un metodo_ il FIRST_ utilizzato a partire dalla preparazione specifica per la maratona, che mi faceva correre solo 3 volte a settimana e che non mi aveva mai fatto saggiare in allenamento distanze superiori ai 32km. E poi mille altri dubbi, dettati dall’inesperienza, ma anche dal rispetto che La Maratona merita.
Ma alla fine tutto era andato per il meglio, con quella soddisfazione che solo la corsa ti sa dare. Perché le colpe ed i meriti alla fine sono tuoi. Non c’è la squadra. Non hai un mezzo (una bici, una macchina, degli sci, un pallone, una barca…) ma il mezzo sei tu. Quello che hai ereditato dai geni della tua stirpe e che hai maltrattato e trascurato fino a che un giorno ti sei guardato allo specchio ed hai deciso che era troppo. Che era il momento di fare qualcosa.
E, forse per punirti, hai scelto di iniziare senza più scuse, contando solo su di te, dall’esperienza per te più difficile. Niente compagni di gioco da contattare, orari, appuntamenti, acquisti di materiale, palestre, corsi, ecc. nulla di nulla.
Mettiti le prime “scarpe da ginnastica” e vai fuori. A correre per 30 minuti. Per percorrere poco più di 4km.
E di colpo ti ritrovi al traguardo della TUA maratona, nella TUA città, nel TUO giorno che corona un percorso, che, ti accorgi ora, non è stato solo di asfalto e sudore, ma che ti ha dato tanto. E non ho scritto volutamente “che ti ha regalato tanto”. Non ti ha regalato un bel niente. Ma ti da tantissimo se t’impegni. Un pezzettino infinitesimale al giorno.
Ti regala anche cose che non t’immagini.
Ti regala che un bel giorno t’iscrivi ad un forum di corsa (tu che ne prima ne dopo, ti sei mai più iscritto ad un forum). Ti senti parte di qualcosa. Sai che quando parli di quello che parli, sembra impossibile, ma …comprendono quello che dici!
Ti regala che smetti di fumare, tu che per 20 anni hai fumato almeno 30 sigarette al giorno.
Ti regala che ti ritrovi ad informarti di alimentazione. E leggi, e provi e sbaji magari, ma il tuo peso è comunque 20 kg in meno di 5 anni prima.
Ti regala che ad un certo punto ti ritrovi ad osservarti dall’esterno mentre sei intento a spiegare ad una persona che vuole avvicinarsi alla corsa, l’importanza delle scarpe, della progressione negli allenamenti, ecc…
Ti regala una maggiore consapevolezza di te, una maggiore sicurezza nelle tue possibilità, ti regala un’arma potente contro le giornate no, contro la depressione quotidiana, anche contro le “mancanze” della tua vita. Contro i vuoti. Non per lasciarjeli colmare, ma per ridimensionarli nei loro giusti spazi. Li vedi, li accetti, ma lasci che non prendano il sopravvento quei vuoti. Sai che puoi affrontarli, ce la puoi fare. Anche da solo, come sei da solo durante il tuo primo lungo da 32km o durante le ripetute da 1000mt corse alle 11 di sera a metà agosto, con 34 gradi, mentre altri fanno fatica anche solo a star seduti ad addentare l’anguria e ti guardano come un extra terrestre con tendenze fortemente autodistruttive….
Ti regala il gusto di decidere quando essere di buon umore. A te, in fondo, basta un allenamento dove hai lavorato bene, una doccia ed una cena buona e salutare.
PERO’
…Però… però… PERO’
Però quel giorno dopo la maratona, ancora carico di endorfine, sei anche un po’ frastornato.
Sara’ che a guardar bene le endorfine stanno calando e tu, come un tossico dopo un viaggio speciale, inizi ad avere il down. Ed hai anche paura. Perché un po’ ti conosci. Sei arrivato sino a qui perché c’era un obiettivo, ma ora? Ora te la sentirai ancora? Ora che è fine novembre, uscito dal lavoro è già buio, spesso piove.. e senza un altro obiettivo..
Insomma per un po’, approfittando dello “scarico” e complici un paio d’influenze stagionali, arrivi a Natale avendo macinato poco asfalto e avendo eluso volontariamente molte delle domande che continuano a ronzarti in testa… Perché una delle possibili risposte era “Una maratona in primavera… magari all’estero… magari Praga, a maggio, lontano dal caldo…”…
In mancanza di risposte più convincenti la tieni buona li, questa risposta… Fino a che non succede qualcosa.
Ch–ch-ch-ch-CHANGE
Il 6 gennaio ti trovi a correre una gara anomala. Anomala perché sino a quel momento hai solo corso distanze ufficiali (10, 21, 42…) a parte una garetta fatta il 25 aprile ma corricchiata a ritmo del lento, più per stare con gli amici forumendoli che per altro.
Qui invece ti ritrovi per la prima volta a correre fuori dalla tua regione, su una misura di 13.6km, senza conoscenti o amici e con la voglia di testarti. Di vedere quanto hai perso (perché parte del problema è già qui, senza ji allenamenti specifici della maratona, sei assolutamente certo di aver perso forma, ed anche di aver perso tempo, stimoli, voja, ecc). Non fai allenamenti di qualità da una vita, non corri una mezza da settembre…
Ma poi parti e per la prima volta in vita tua capisci che è possibile partecipare ad una gara e tenere un passo sotto i 4’30” km. La finisci al ritmo di 4’25”.
Nulla di che, ma ti fa pensare… Ti fa rimuginare… e mumble-mumble-mumble arrivi ad una considerazione. Non sai quanto giusta o sbajata. Ma ti ci affidi. Forse perché con questa garetta hai riscoperto il soffrire dato dal correre in soglia, l’essere a disagio dal 1° all’ultimo chilometro. Riconosci (forse) la voglia di affrontare un'altra sfida.
La considerazione è che siamo a gennaio e che se voglio fare Praga, devo reiniziare la preparazione specifica in un paio di settimane.
No. E’ un attimo. Lo sento. Non è la cosa giusta. Se ricomincio ora, bene che vada (e non è per nulla scontato, no?) posso ambire ad una maratona fotocopia, con gli stessi tempi. Senza possibilità di riassaggiare un po’ di acido che mi ha stuzzicato. E allora mi lascio accarezzare dall’idea di dedicarmi al miglioramento della velocità. Mi dico che da gennaio a fine marzo ho tempo per mijorare il mio tempo sui 10km ( che è sui 45’36”) poi di pensare al mijopramento in mezza, magari alla mezza di Varenne (9 maggio) cercando di scendere sotto l’attuale personale di 1h 36’ 57”, e di iniziare a pensare alla prossima maratona solo a partire da giugno o da luglio. Magari con l’ambizione di togliere poi diversi minuti al mio personale.
L’idea mi convince subito. L’obiettivo è stabilito. Si pensa alla TuttaDritta. E poi si vedrà…
Un paio di giorni dopo mi messaggio con Adrix e mi da quell’input che aspettavo… La sfida: mi propone di essere alla tuttadritta per correrla a 4’10”. Punto. E’ un azzardo pazzesco, ma, con le dovute riserve, accetto!
1° Obiettivo 2013: TuttaDritta!
Purtroppo non tutto va sempre per il mejo e già a metà febbraio ridiscuto la cosa con Adrix.
Sono stato fermo per influenze, raffereddori, ma il colpo di grazia me lo da la mia ernia che saltuariamente torna a colpirmi impedendomi per giorni di camminare, facendomi sentire un vecchio vicino alla fine, altro che un atleta alla ricerca del record (seppur personale…)
Con l’amarezza nel cuore abbandono l’idea di correre una 10km a 4’10” (perlomeno per il 2013).
Poi però un paio di test (un 5000 secco in allenamento e la prova di Recordando 2013) mi ridanno speranza, e finalmente arriva il giorno agognato.
LA GARA
10km sotto una pioggia battente dall'inizio alla fine e con 3°.
Nonostante le 3000 iscrizioni in meno rispetto all'edizione 2012, c'erano comunque 4-5000 partenti, e posizionarsi bene è sempre un disastro. Inoltre i tir incaricati portare le borse all'arrivo devono lasciare Piazza San Carlo (in direzione palazzina di caccia di Stupinigi) alle 8.50. Con la partenza prevista alle 10 significa rimanere 1 ora e 10 minuti al freddo ed alla pioggia…
Questa mattina mi sono alzato alle 7, ho preparato la borsa ho limitato al massimo la colazione (come faccio per tutte le gare, a parte la maratona), bagnando 1 Pistokkeddos sardo (una specie di grosso savoiardo) in 2 tazzine di caffè espresso.
Sosta obbligata al bagno dove cerco di dare tutto.
I giorni delle gare però, complice la tensione, quasi mai mi riesce e sono così costretto a fare sosta ai box prima della partenza. Questa mattina faccio addirittura 2 soste dopo aver fatto un po’ di riscaldamento sotto i portici di via Roma.
Con la speranza di aver espulso ogni scoria (ma senza certezza alcuna…) decido di rinunciare ad un adeguato riscaldamento (con allunghi finali) e preferisco rimanere nel bar sino alle 9.40.
A questo punto cerco di prendere posto, ma la piazza è già gremita. Avvio il Garmin, che sembra fare più fatica del solito ad agganciare i satelliti…
Sento lo speaker parlare, anche di Mennea. Facciamo un minuto di silenzio. Guardo nervosamente il Garmin, non si aggancia…Passa tutto molto in fretta, ed in mezzo a questi estranei non fa più nemmeno tanto freddo. Poi di colpo, lo sparo. Come al solito c’è poco da scattare. Sembra di stare in coda all’anagrafe, o ad una manifestazione. Guardo in alto e cerco di capire dov’è la linea del via per far partire il crono. Il Garmin ancora non ha agganciato i satelliti, porcoboia… Prendo come riferimento una striscia di nastro posto sulle nostre teste che dovrebbe, appunto, indicare la linea di partenza. Mi accorgo presto però che quella roba morbidosa che ho calpestato qualche passo prima è in realtà il rilevatore del chip. Quindi in realtà la striscia di nastro è posta più avanti e di conseguenza realizzo che sto facendo partire il cronometro in ritardo. Ri-porcoboia (doh!).
Cerco immediatamente traiettorie alternative. Ma dopo pochissimi metri c’è già la strettoia del passaggio che conduce in Piazza C.L.N. Mi sposto sulla destra ed individuo come unico passaggio a scorrimento semi veloce quel pezzettino di marciapiede che sta tra la sede stradale e le maestose (ed in questo caso, ingombranti) colonne del porticato. Mi accorgo però, che c’è più di una ragione se in questa “stradina” virtuale c’è relativamente poco traffico. Prima di tutte le grate di metallo che danno sui garage sottostanti. Con la pioggia sono viscide all’inverosimile ed ogni volta che ci passo sopra le mie Asics girano a vuoto. Inoltre più di uno spettatore è proprio assiepato di fianco alle colonne, stretti dalla morsa formata dai podisti che hanno scelto di correre da una parte sotto i portici e dall’altra, sulla strada. Nella maggiorparte dei casi brandisce un ombrello chiuso (lui è riparato dal porticato) o un passeggino e tiene per mano altri bambini o qualche cane. Insomma è comunque uno slalom pericolosissimo.
Con la fine di via Roma c’è l’altra strettoia. Quella di piazza Carlo Felice e l’unica vera curva di tutto il percorso. Continuo a dribblare i podisti più lemti cercando la minore traiettoria,spostandomi di continuop a destra e sinistra. Con tutti questi cambi di ritmo non ho la più pallida idea dell’andatura. Momenti in cui do tutto, altri in cui devo quasi fermarmi.
Rapida occhiata al Garmin. ca**o svejaaaa! Niente, ancora li che cerca i satelliti. Ringrazio allora di non avere abilitato il lap automatico. Almeno al momento di passare al 1° km potrò schiacciare LAP e capire quanto c’ho messo, senza troppe approssimazioni . Inizio a sentire i primi bip degli altri garmin intorno a me che annunciano (prematuramente) l’avvicinamento del 1° chilometro.
Rivado mentalmente a ciò che avevo letto sul sito dell’organizzazione e mi ricordo di aver letto che il 1° chilometro sarebbe stato in via Sacchi, all’altezza del civico 22. Ma sto correndo sulla sinistra di via Sacchi ed i civici sono a destra. Taglio rapidamente sino a poter leggere e finalmente scorgo una targhetta. Sono al n° 16. Butto l’occhio poco più avanti e finalmente scorgo il cartello del KM 1. Quando ci passo a fianco cerco di allinearmi il più precisamente possibile e schiaccio “LAP”. 4’40”. Poteva andare meglio, ma poteva anche andare peggio. Alla TuttaDritta 2012 ci misi un minuto in più per percorrere il 1° km, anche se all’epoca mi sforzai meno di trovare traiettorie percorribili.
La buona notizia è che finalmente, già da qualche decina di metri si può iniziare ad impostare un passo decente senza inciampare. La pioggerella continua, ma non è poi così fastidiosa. Lo è molto di più il dover evitare le pozzanghere.
Il Garmin continua a non agganciare (lo farà solo a 6° KM!) ed io ad ogni cartello schiaccio LAP.
Il secondo km leggo 4'05", poi 4'10, poi 4'11", 4'08, 4'10"... Da li in poi i Garmin si decide ed avrò un monitoraggio costante. Tutto sino a qui è ok. Corro come un automa. Cercando di non affannarmi. Crucciato per la storia del crono partito in ritardo e per il 1° km sotto la media. Cerco di calcolare quanto devo correre veloce per recuperare una media di 4’10”. Ma quel che mi dico è di lasciar perdere. Il 1° chilometro, ad occhio e croce, non potrei mi recuperarlo…
Al 7° ho un po' di crisi (ed infatti sarà il km più lento, dopo il primo, chiuso a 4'12").
Cerco di stringere i denti, cerco di spostare la mente altrove, di non pensare alla fatica. Penso "Mancano solo 2.5 km.... DAIIIIII, è poco più di un giro di Piazza d'Armi, che sarà mai"... oppure "Dai, se ti muovi tra 10 minuti è tutto finito".
L'ottavo km va via a 4'05. Dal 9°inizio a riconoscere in lontananza la sagoma del cervo posta come sentinella sulla palazzina ed inizia anche un falso piano. La mente non vede la salita, ma il corpo la sente tutta. Il 9° passa in 4'09". E da li cerco di dare tutto. Vedo i gonfiabili ma sembrano immobili. Poi piano piano si avvicinano. Mi da forza solo il fatto che in questo tratto, sto sorpassando molto e non sono mai sorpassato. Gli ultimi 400 mt mi proietto in avanti, ed alla fine l'ultimo km sarà a 3'54".
Passato il gonfiabile mi fermo e schiaccio (mi sembra in ritardo) lo stop del Garmin. Guardo con sorpresa ciò che leggo: 41’50”. Penso che alla partenza devo essere partito più in ritardo di quanto pensassi, con il crono. Per 5 secondi mi sembra che la pancia si ribelli (sensazione di nausea e vomito... ma non ho praticamente mangiato nulla.... non c'è nulla da vomitare...). Sono piegato a 90 con le braccia sulle transenne. Qualcuno mi poggia la mano sulla spalla e mi chiede se è tuto ok, se ho bisogno di aiuto. Mi tiro su e sorprendentemente scopro che il soccorritore è Chiabrera in persona (il presidente di TurinMarathon…). Mi sforzo di fare un sorriso è ji dico ciò che è vero: non è nulla solo lo stomaco che si ribella un po’….
Mi riprendo subito e vado ad asciugarmi. Sono comunque soddisfatto. Dal 2° alla fine sento di aver dato tutto ciò che potevo, senza morirne. Il tempo di arrivare a ritirare la borsa, recuperare il telefono e già vi trovo una notifica dell'applicazione "MySdam" che recita "è stata pubblicata una classifica in cui sei presente", Beh sono stati velocissimi, la classifica si aggiornava in tempo reale ben prima delle 2 ore previste per il tempo massimo. Questa volta in modo ancora più incredulo leggo che Il real time è proprio di 41' 50".
A questo punto la stanchezza non c’è più! Sono quasi raggiante ed assolutamente soddisfatto.
Non penso che avrei potuto limare al tempo più di una 15a disecondi.
Penso ad Adrix. Penso, ora che sono arrivato a correrla a 4’11”, quanto sarebbe stato bello avere un pacer da “4’10” o qualcosa in meno”. Ma sarà per la prossima volta! Ora so che è fattibile!
Bevo 2 te caldi, mi metto un berretto ed una maglia asciutta e mi dirigo verso casa.
Il tempo di fare una doccia e sono pronto a guardarmi la differita su Rai Sport. Quel gruppetto di testa fa paura. E sono contento di scoprire che il primo uomo e la prima donna non solo sono italiani, ma anche torinesi.
Mi sento così piccolo e lento di fianco a loro. Ma in realtà ci sono tante cose che accomunano il vincitore ed anche l’ultimo che si è ostinato a correrla non cedendo alla “passeggiata” ma lottando per cercare di dare tutto quello che aveva.
E nonostante la pioggia è proprio una bella giornata. 1° obiettivo 2013 centrato, ora si pensa alla mezza!
Ora che siete giunti sino a qui, abbattetemi!
"...Since I was born I started to decay..."
PB 5k 20' 06" (allenamento Torino, 16-02-2013)
PB 10k 41' 50" TuttaDritta (Torino) 2013
PB 21k 1h 31' 31" Mezza del Castello (Vittuone) 2016
PB 42k 3h 19' 2" Turin Marathon 2013
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Re: RESOCONTO TUTTADRITTA 2013
Complimenti davvero.
Mi sono seriamente emozionato nel leggere queste righe, soprattutto il finale.
Continua così!
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Re: RESOCONTO TUTTADRITTA 2013
Milo sei un grande: grande la tua gara, grande il tuo racconto!


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"Il momento più bello della corsa... è quando ti fermi." (Cit. me)
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Re: RESOCONTO TUTTADRITTA 2013
Milo, complimentissimi!
Un abbraccione

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Re: RESOCONTO TUTTADRITTA 2013
Ciao milo.
I pistokeddos fanno miracoli.
Complimenti per il resoconto e per la prestazione.
Ora ci vuole la mezza in 1h33' e poi i 10 in 40'
Poi mezza in 1h29' ecc.... un colpo al cerchio ed uno alla botte. e poi la prox maratona sotto le 3h.
Hai fatto bene a diversificare, hai trovato stimoli più validi....
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Complimenti per il resoconto e per la prestazione.
Ora ci vuole la mezza in 1h33' e poi i 10 in 40'
Poi mezza in 1h29' ecc.... un colpo al cerchio ed uno alla botte. e poi la prox maratona sotto le 3h.
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UNA VITA FA....PB:3000 10'32"- 5 Km 17'55" - 10 Km 36'46" - HM 1h23'13" - MAR. 3h15'48"
Prossima gara.......
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Re: RESOCONTO TUTTADRITTA 2013
Complimenti, bel tempo
Io la mia prima gara la dovrei fare a Pinerolo il 7
Speriamo che vada bene ...


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45' 29'' Una corsa da Re - 10K
1.45.55 mezza di Saluzzo
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Re: RESOCONTO TUTTADRITTA 2013
Complimenti Milo, quello che ti regala, l' ho appena letto dal tuo racconto e dal tuo risultato..........



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Re: RESOCONTO TUTTADRITTA 2013
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