"Twin ambitions" - Mo Farah
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"Twin ambitions" - Mo Farah
Salve a tutti!
Mi trovo qui a recensire l'autobiografia di quello che posso ritenere il mio corridore preferito. Avevo già avuto modo in passato di leggere o ascoltare alcune sue interviste ed ero rimasto colpito dalla sua semplicità e dalla sua umiltà, così, quando scoprii che era stata pubblicata la sua autobiografia, non mi preoccupai del fatto che fosse solo in lingua inglese. Ordinai una copia su Amazon e mi immersi subito nella lettura.
La storia parte proprio dalla sua nascita. Nato da un parto gemellare, lui e suo fratello Hassan si dimostrano fin da subito identici non solo fisicamente ma anche caratterialmente: stesso umorismo e stessa voglia di scherzare e combinare guai! Solamente a scuola, mentre suo fratello ottiene risultati eccellenti, Mohamed fa parecchia fatica e vede pian piano accentuarsi la dislessia. Nella prima adolescenza, sua sorella e sua nonna si trasferiscono in Olanda con il padre per studiare, così Mohamed, la madre e la famiglia della zia decidono di seguirle mentre suo fratello e il resto della famiglia "allargata" restano in Somalia, nel mezzo della guerra civile. In Olanda però ci resta solo pochi giorni perché il padre gli procura un appartamento con la madre e la zia a Londra, dove inizia a studiare (seppur con grandi difficoltà linguistiche). Nel frattempo, arrabbiata per il fatto che il padre non riesce a portare a Londra anche Hassan, la madre chiede e ottiene il divorzio. Mo va a vivere con la zia mentre la madre torna in Somalia alla ricerca di Hassan. I risultati a scuola stentano, anche a causa di un cattivo comportamento "forzato" dalla ricerca continua di attenzioni. Mo, appassionato di calcio e tifoso dell'Arsenal, si mette però in mostra durante una corsa scolastica. Il suo professore di educazione fisica decide di iniziarlo all'atletica. Inizialmente è piuttosto indifferente: Mo è sempre attratto dal calcio. La molla scatta quando il suo allenatore gli promette di regalargli il completo ufficiale da gara dell'Arsenal qualora vincesse una gara. Mo inizia quindi la sua nuova vita. A livello locale vince praticamente sempre e arriva presto a competere a livello nazionale, dove ha modo di conoscere runners che diventeranno come lui professionisti (Chris Thompson e Scott Overall su tutti). Gli viene procurato un nuovo allenatore e un procuratore e inizia a frequentare il college. Tuttavia, i risultati sono altalenanti anche a causa di un comportamento non proprio "da atleta professionista": le bravate commesse quando era ragazzino ancora non le ha scordate. Il vero passaggio si verifica quando scopre lo stile di vita de keniani: Mo si accorge che, a livello internazionale, è quasi sempre il primo degli europei ma non ha mai modo di avvicinare gli atleti "degli altopiani". Capisce cioè che se vuole avere una chance di battere un giorno quegli atleti, deve semplicemente vivere come loro: sveglia ore 6 e nanna ore 21, alimentazione sana e allenamenti programmati. Si trasferisce per diversi periodi ad Iten, in Kenya. I risultati iniziano a migliorare: nel 2006 vince a San Giorgio gli europei di cross. Poi seguono due anni di buio. Mo, nel frattempo, scopre che la ragazza (Tania) per la quale aveva un debole, è rimasta incinta e, non solo, che il padre biologico l'ha abbandonata. Così tra loro nasce una storia. Nel 2008, per le olimpiadi di Pechino, si trasferisce con altri atleti in Australia. Mo però esagera ed incappa nell'overtraining: la spedizione cinese per lui si rivela un flop, non riuscendo nemmeno ad entrare in finale. Anche nei mondiali di Berlino dell'anno successivo non brilla, classificandosi solo settimo nei 5000.
La svolta è nel 2010: vince l'oro negli europei di Barcellona sia nei 5000 che nei 10000 e su di lui pone lo sguardo Alberto Salazar. Risolti i contenziosi in merito allo sponsor (Mo correva per Adidas, mentre Alberto era a capo del Nike Oregon Project), si trasferisce con la famiglia a Portland, dove fa amicizia con Galen Rupp. Nel 2011 partecipa ai mondiali di Daegu, con i favori del pronostico. In finale dei 10000 però lancia la volata troppo in anticipo e Jeilan lo sconfigge. Si riscatta parzialmente con l'oro nei 5000 ma per lui rimane una sconfitta cocente. L'occasione per riscattarsi è enorme: le olimpiadi dell'anno successivo si sarebbero svolte a Londra. Mo lavora duramente per quell'obiettivo: le gare a cui partecipa in realtà sono solo dei test di condizione e, pertanto, i risultati non sono sempre ottimi. Mo e Alberto questo lo sanno ma la stampa britannica no e pertanto i giornalisti iniziano a gettare fango sulla sua reale condizione fisica.
Nel frattempo, Tania rimane incinta di due gemelli e, successivamente ad una visita in Somalia, decidono di creare una fondazione per aiutare le persone in difficoltà. A Londra Mo trionfa sia nei 5000 che nei 10000 e ripeterà (double-double come lo definisce lui) la stessa cosa l'anno successivo ai mondiali di Mosca.
La storia si conclude con le aspettative: nel 2014 correrà la maratona (di Londra). In futuro (fra molto, moltissimo tempo dice lui), quando si ritirerà, smetterà di correre (afferma: "Ne ho fatte troppe di miglia!") e inizierà a giocare a calcio per una squadra amatoriale locale.
Concludo questa recensione con la frase che mi ha colpito di più: "Hard works beats talent when talent fails to work hard", ovvero che la fatica batte il talento quando il talentuoso si rifiuta di fare fatica.
Buone corse!
Mi trovo qui a recensire l'autobiografia di quello che posso ritenere il mio corridore preferito. Avevo già avuto modo in passato di leggere o ascoltare alcune sue interviste ed ero rimasto colpito dalla sua semplicità e dalla sua umiltà, così, quando scoprii che era stata pubblicata la sua autobiografia, non mi preoccupai del fatto che fosse solo in lingua inglese. Ordinai una copia su Amazon e mi immersi subito nella lettura.
La storia parte proprio dalla sua nascita. Nato da un parto gemellare, lui e suo fratello Hassan si dimostrano fin da subito identici non solo fisicamente ma anche caratterialmente: stesso umorismo e stessa voglia di scherzare e combinare guai! Solamente a scuola, mentre suo fratello ottiene risultati eccellenti, Mohamed fa parecchia fatica e vede pian piano accentuarsi la dislessia. Nella prima adolescenza, sua sorella e sua nonna si trasferiscono in Olanda con il padre per studiare, così Mohamed, la madre e la famiglia della zia decidono di seguirle mentre suo fratello e il resto della famiglia "allargata" restano in Somalia, nel mezzo della guerra civile. In Olanda però ci resta solo pochi giorni perché il padre gli procura un appartamento con la madre e la zia a Londra, dove inizia a studiare (seppur con grandi difficoltà linguistiche). Nel frattempo, arrabbiata per il fatto che il padre non riesce a portare a Londra anche Hassan, la madre chiede e ottiene il divorzio. Mo va a vivere con la zia mentre la madre torna in Somalia alla ricerca di Hassan. I risultati a scuola stentano, anche a causa di un cattivo comportamento "forzato" dalla ricerca continua di attenzioni. Mo, appassionato di calcio e tifoso dell'Arsenal, si mette però in mostra durante una corsa scolastica. Il suo professore di educazione fisica decide di iniziarlo all'atletica. Inizialmente è piuttosto indifferente: Mo è sempre attratto dal calcio. La molla scatta quando il suo allenatore gli promette di regalargli il completo ufficiale da gara dell'Arsenal qualora vincesse una gara. Mo inizia quindi la sua nuova vita. A livello locale vince praticamente sempre e arriva presto a competere a livello nazionale, dove ha modo di conoscere runners che diventeranno come lui professionisti (Chris Thompson e Scott Overall su tutti). Gli viene procurato un nuovo allenatore e un procuratore e inizia a frequentare il college. Tuttavia, i risultati sono altalenanti anche a causa di un comportamento non proprio "da atleta professionista": le bravate commesse quando era ragazzino ancora non le ha scordate. Il vero passaggio si verifica quando scopre lo stile di vita de keniani: Mo si accorge che, a livello internazionale, è quasi sempre il primo degli europei ma non ha mai modo di avvicinare gli atleti "degli altopiani". Capisce cioè che se vuole avere una chance di battere un giorno quegli atleti, deve semplicemente vivere come loro: sveglia ore 6 e nanna ore 21, alimentazione sana e allenamenti programmati. Si trasferisce per diversi periodi ad Iten, in Kenya. I risultati iniziano a migliorare: nel 2006 vince a San Giorgio gli europei di cross. Poi seguono due anni di buio. Mo, nel frattempo, scopre che la ragazza (Tania) per la quale aveva un debole, è rimasta incinta e, non solo, che il padre biologico l'ha abbandonata. Così tra loro nasce una storia. Nel 2008, per le olimpiadi di Pechino, si trasferisce con altri atleti in Australia. Mo però esagera ed incappa nell'overtraining: la spedizione cinese per lui si rivela un flop, non riuscendo nemmeno ad entrare in finale. Anche nei mondiali di Berlino dell'anno successivo non brilla, classificandosi solo settimo nei 5000.
La svolta è nel 2010: vince l'oro negli europei di Barcellona sia nei 5000 che nei 10000 e su di lui pone lo sguardo Alberto Salazar. Risolti i contenziosi in merito allo sponsor (Mo correva per Adidas, mentre Alberto era a capo del Nike Oregon Project), si trasferisce con la famiglia a Portland, dove fa amicizia con Galen Rupp. Nel 2011 partecipa ai mondiali di Daegu, con i favori del pronostico. In finale dei 10000 però lancia la volata troppo in anticipo e Jeilan lo sconfigge. Si riscatta parzialmente con l'oro nei 5000 ma per lui rimane una sconfitta cocente. L'occasione per riscattarsi è enorme: le olimpiadi dell'anno successivo si sarebbero svolte a Londra. Mo lavora duramente per quell'obiettivo: le gare a cui partecipa in realtà sono solo dei test di condizione e, pertanto, i risultati non sono sempre ottimi. Mo e Alberto questo lo sanno ma la stampa britannica no e pertanto i giornalisti iniziano a gettare fango sulla sua reale condizione fisica.
Nel frattempo, Tania rimane incinta di due gemelli e, successivamente ad una visita in Somalia, decidono di creare una fondazione per aiutare le persone in difficoltà. A Londra Mo trionfa sia nei 5000 che nei 10000 e ripeterà (double-double come lo definisce lui) la stessa cosa l'anno successivo ai mondiali di Mosca.
La storia si conclude con le aspettative: nel 2014 correrà la maratona (di Londra). In futuro (fra molto, moltissimo tempo dice lui), quando si ritirerà, smetterà di correre (afferma: "Ne ho fatte troppe di miglia!") e inizierà a giocare a calcio per una squadra amatoriale locale.
Concludo questa recensione con la frase che mi ha colpito di più: "Hard works beats talent when talent fails to work hard", ovvero che la fatica batte il talento quando il talentuoso si rifiuta di fare fatica.
Buone corse!
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Re: "Twin ambitions" - Mo Farah
Grazie Marco
Due cose.
La prima non sapevo che quest'anno avesse deciso di darsi alla maratona, significa che non puntera' piu' sui 5000 e 10000 o le die cose sono compatibili ?
L'altra considerazione e' che si trovano in giro autobiografie anche dei calciatori piu' insulsi e non traducono quella del numero uno al mondo dell'atletica. Mah.
Due cose.
La prima non sapevo che quest'anno avesse deciso di darsi alla maratona, significa che non puntera' piu' sui 5000 e 10000 o le die cose sono compatibili ?
L'altra considerazione e' che si trovano in giro autobiografie anche dei calciatori piu' insulsi e non traducono quella del numero uno al mondo dell'atletica. Mah.
PB
21k 1h22’25” (Brescia Half Marathon 10/03/19)
42k 2h58’46” (Maratona di Reggio Emilia 08/12/19)
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Re: "Twin ambitions" - Mo Farah
Nel libro scrive che già nel 2010 aveva pensato di fare la maratona, dopo la delusione delle olimpiadi e dei mondiali. Decise di non farlo perché pensava che avrebbe significato lasciare le brevi distanze senza aver vinto nulla di rilevante e, se avesse fallito anche nei 42k, sarebbe stata la sua condanna. Lo scorso anno corse già la maratona di Londra, ma in realtà si fermò alla mezza (non "inconsciamente" ma per decisione preventiva) perché voleva "saggiare" la differenza tra gareggiare in pista (quindi, quasi sempre la sera o nel tardo pomeriggio) e fare una gara con partenza la mattina presto. Questa di fatto è la storia, quindi credo che se dovesse andare bene a Londra potrebbe passare definitivamente (come fece Gebrselassie) dalla pista alla maratona (e perché no, provandoci a Rio) altrimenti potrebbe proseguire nel mezzofondo.
Certo che gli sponsor gli hanno procurato una bella sfida, visto che a Londra ci saranno anche il campione olimpico e mondiale Kiprotich e il recordman Kipsang.
Certo che gli sponsor gli hanno procurato una bella sfida, visto che a Londra ci saranno anche il campione olimpico e mondiale Kiprotich e il recordman Kipsang.
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Re: "Twin ambitions" - Mo Farah
Si ricordo le polemiche l'anno scorso sul fatto che l'avessero strapagato quando si sapeva gia' che avrebbe fatto solo mezza maratona.
Interessante comunque, quasi quasi mi iscrivo anch'io a Londra.

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PB
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Re: "Twin ambitions" - Mo Farah
Già mi sembra di vederlo il titolone de L'Eco di Bergamo: "Maratoneta bergamasco all'assalto di Farah, Kipsang & co.!"




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Re: "Twin ambitions" - Mo Farah
La cosa che fa tanto "viale del tramonto" con annessa lacrimuccia è che Gebreselassie farà il pacer di Farah a Londra.....chissà come sarà contento Moses Tanui 

Re: "Twin ambitions" - Mo Farah
Ti riferisci a quella volta in cui Gebre gli tolse la scarpa e andò a vincere???
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Re: "Twin ambitions" - Mo Farah
Eh si, figurati ho visto una recente intervista di Tanui (che è diventato un grassone ) nella quale gli veniva chiesto se ricordava il fatto : "Vagamente"
e giù tutta una minima descrizione di cosa successe.
'L'ho perdonato'... ma chi ti crede
Certo che lo scatto di Tanui che fece con una scarpa sola è una specie di inno per i barefoot
quasi alla pari della maratona scalza di Bikila.

e giù tutta una minima descrizione di cosa successe.
'L'ho perdonato'... ma chi ti crede

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Re: "Twin ambitions" - Mo Farah
Marco
Che sfida a Londra !

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La Verità è una terra senza sentieri (cit.)
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